Steel Logistic Experience. È questo lo slogan che accompagna la divisione dedicata ai prodotti siderurgici di intergroup uno dei principali player italiani specializzato nella logistica per il comparto acciaio. Player che ora può contare su punto di approdo rinnovato, particolarmente strategico per il settore, come lo scalo di Gaeta, su cui sono stati investiti oltre 80 milioni di euro come spiegato dal sales director dell’azienda Pietro Di Sarno.
Dott. Di Sarno la vostra azienda si occupa di logistica dal 1986, secondo lei come è cambiato questo settore nel corso degli anni?
La nostra azienda è molto cambiata dal 1986, basti pensare che oggi movimentiamo complessivamente circa 3,5 milioni di tonnellate di merci, tra cui molti prodotti siderurgici lavorando con i principali operatori del settore, e 800mila passeggeri.
Possiamo contare su oltre 200 addetti e possiamo offrire servizi che spaziano dai trasporti nazionali ed internazionali cui si aggiungono terminal portuali dove operiamo come impresa portuale, a Gaeta e Civitavecchia, e ben sette piattaforme logistiche per magazzini (anche doganali) e packaging presenti su tutto il territorio nazionale, oltre ad un’azienda di trading di materie prime integrata nel gruppo, grazie anche ad una base situata a Londra. Per traghettare l’azienda verso il futuro negli ultimi anni abbiamo lavorato su tre driver: management, con attrazione di talenti in tutte le funzioni chiave dell’azienda; investimenti in IT con un nuovo ERP integrato ed infine flussi e procedure con le migliori certificazioni di qualità e sicurezza. Il tutto viene coordinato dagli uffici principali dell’azienda presenti nei terminal portuali di Roma e del Lazio oltre alla già citata sede londinese del gruppo logistico.
Come è cresciuta la vostra offerta?
In questo momento abbiamo investito molte energie e risorse per cogliere i frutti degli investimenti fatti sul porto di Gaeta, di cui ritengo la posizione logistica sia strategica per alcune zone del centro-sud Italia. In particolare gli interventi più importanti, già ultimati, hanno riguardato l’allungamento delle banchine fino a 1,3 km oltre all’ampliamento dei pescaggi fino a 10,2 metri (che diventeranno 11 metri a seguito di alcuni interventi dell’Autorità Portuale) e all’aggiunta di nuove aree per lo stoccaggio e magazzini a ciglio banchina. Interventi chiave per portare al rilancio di un porto che finora era stato preso scarsamente in considerazione per la mancanza delle infrastrutture necessarie, ma che ora con gli interventi descritti si può proporre come un hub di interesse per servire il sud del Lazio (ad es. Ceprano, Cisterna di Latina, Pomezia e Cassino/Piedimonte S. germano che dista soli 30 km), il nord della Campania (ad es. Caserta), il Molise e l’Abruzzo (ad es. Atessa).
Per i prodotti siderurgici in particolare quali sono le eventuali criticità ancora presenti?
Nel corso degli anni abbiamo visto, a seguito della grande crisi economica, una sempre maggior concentrazione degli operatori con una conseguente compressione dei volumi che è andata di pari passo con la razionalizzazione dei siti di consumo. Uno scenario che potrebbe sembrare negativo ma che di fatto per noi della logistica ha rappresentato un’opportunità. Abbiamo infatti avuto la possibilità di essere messi al tavolo con i clienti per ridisegnare insieme a loro la logistica, migliorandone di fatto l’efficienza in maniera significativa. Un ulteriore momento di cambio radicale di paradigma è stato rappresentato dalla spinta data dalle nuove ventate di protezionismo, che soprattutto tra maggio e giugno di quest’anno hanno messo il sistema sotto pressione a seguito di massicci arrivi di materiale. Un fenomeno che probabilmente si verificherà in maniera costante nel corso della vita del provvedimento UE di Salvaguardia, con gli operatori che stoccano materiale in porto per poi sdoganarlo in maniera massiccia al rinnovo del contingente.
Per questo chiedono anche ai partner della logistica sempre più strutture adeguate allo stoccaggio delle merci.
Oltre che sull’Italia voi avete anche uno sguardo internazionale, come va all’estero?
L’internazionalizzazione anche per la logistica sarà sempre più un punto chiave. Per questo abbiamo deciso di aprire una sede nel cuore dello scambio di merci come è Londra e stiamo verificando le condizioni per aprire una filiale anche in Nord Africa, sempre con investimenti importanti in terminal portuali.
Dopo alcuni anni passati nella capitale inglese possiamo dire che è la piazza giusta su cui essere dal momento che offre possibilità importanti per ampliare il proprio portfolio di contatti. Sicuramente un elemento di agevolazione rispetto all’Italia è una snellezza burocratica che rende le tempistiche di scambio molto più rapide e semplici, pur garantendo la sicurezza.
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