Nell’ultimo consiglio comunale, sul tema della crisi idrica, le minoranze avevano prodotto congiuntamente una proposta di delibera da condividere con l’Amministrazione, o quantomeno da esporre ai consiglieri tutti. Alla proposta del sottoscritto di leggerla e consegnarla agli atti c’è stato un netto diniego del sindaco, avallato dalla presidente del consiglio. La chiusura verso le minoranze è perfettamente fotografata da questo diniego, benché venga ripetutamente simulato un atteggiamento dialogativo che però non inganna più nessuno.
Eppure la delibera intendeva tutelare dei cittadini di Gaeta attraverso pochi punti che impegnavano l’amministrazione in tal senso:
richiedere l’intervento del Prefetto di Latina per accertare inadempienze e responsabilità dell’ente gestore; richiedere al sindaco di denunciare Acqualatina per interruzione di pubblico servizio e farsi carico del recupero delle somme pagate dai gaetani per un servizio di cui non si è usufruito (cosa peraltro in linea con quanto dallo stesso sindaco dichiarato a settembre 2016); richiedere agli assessori comunali competenti di organizzare, con la Protezione Civile, squadre riconosciute per aiutare gli anziani e le persone disagiate ad avere l’acqua nelle proprie abitazioni; richiedere alla presidente del consiglio comunale, per tutelare ed informare i cittadini, di dichiarare istituito, con date prefissate, un consiglio comunale permanente sull’emergenza idrica; decidere fin da adesso l'avvio del processo di pubblicizzazione dell’acqua, come indicato dal referendum del 2011, oltre che dalla L.R. Lazio n.5/2014.
Il consiglio Comunale era stato richiesto dalle minoranze “con urgenza” proprio per discutere sull’opportunità dell’installazione dei potabilizzatori prima che questi fossero avviati, considerate le legittime preoccupazioni dei residenti de La Piaja. Tant’è, il potabilizzatore è partito. Il sottoscritto ha chiesto però di fugare una serie di dubbi in merito a questo potabilizzatore, in ordine all’eventuale inquinamento acustico, all’eventuale costo dello stazionamento e prelievo acque in area privata, alle autorizzazioni e alle modalità di smaltimento dei residui della “potabilizzazione”. Nulla. Il Consiglio Comunale non avrebbe diritto a saper nulla, se non chiedendo direttamente documentazione ad Acqualatina. Ma la cosa più importante richiesta dal sottoscritto erano le analisi delle acque che venivano immesse nel potabilizzatore e, ancor più, quelle che ne uscivano. Anche in questo caso, nessun documento. Se non una dichiarazione del Sindaco Mitrano, il quale ha affermato che avrebbe ricevuto comunicazioni dalla ASL nel caso le acque non fossero state potabili, e che se si fosse verificato tale evento, lui stesso avrebbe sporto denuncia per aver bevuto quelle acque. Ma a quel punto la frittata sarebbe fatta!!! E quell’acqua sarebbe già in circolo nella nostra condotta idrica. A poco serve sapere che Acqualatina ed ASL monitorano costantemente dei campioni d’acqua, ed è anche imbarazzante che lo facciano insieme il controllore ed il controllato…
Trovo questo atteggiamento davvero offensivo verso i cittadini di Gaeta, poiché i limitatissimi benefici di questo potabilizzatore alla crisi idrica hanno come contropartita costi e rischi elevati per tutta la città. Ed una decisione del genere non doveva essere presa sopra la testa dei gaetani, ma condivisa con l’intero consiglio come hanno fatto altri comuni.
Atteggiamento autoritario e noncurante delle regole, proseguito anche nella discussione dei punti sul bilancio, presentati senza il parere non vincolante, ma obbligatorio della Commissione Bilancio. Siamo solo al secondo consiglio comunale, ed è già la seconda volta che il regolamento che ne norma e disciplina le attività è stato disatteso. Mi chiedo se la Presidente del Consiglio Comunale, Pina Rosato, questa situazione la subisca o la avalli, magari condividendola, perché a lei spetterebbe farsi garante della regolarità di quanto accade nella massima assise comunale.
Consigliere di minoranza Emiliano Scinicariello
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