Si sono svolti questa mattina, alle ore 11,00, nella Basilica Cattedrale dei Santi Erasmo e Marciano in Gaeta, i festeggiamenti per Santa Barbara, Patrona della Marina Militare.
La messa è stata officiata dall’Arcivescovo di Gaeta, S. E. Rev.ma Mons. Luigi VARI alla presenza del Vicario del Prefetto di Latina, dott, Luigi Scipione e del Presidente del Tribunale di Cassino, dott. Massimo Capurso.
Ad esprimere partecipazione alle donne ed agli uomini della Marina Militare e della Capitaneria di porto – Guardia Costiera ritrovatisi, in occasione dei solenni festeggiamenti della Santa Patrona, per festeggiare le comuni tradizioni e valori, sono intervenuti i Rappresentanti delle Forze Armate, delle Forze di Polizia, delle Associazioni d’Arma, della U.S. Navy nonché delle Amministrazioni comunali dei Comuni del Compartimento marittimo.
A consolidamento dei profondi legami tra la città di Gaeta e la Marina Militare, hanno partecipato alla celebrazione eucaristica anche i Rappresentanti delle realtà economiche della provincia e degli alunni dell’Istituto Tecnico Nautico G. Caboto di Gaeta testimoniando, ulteriormente, la vicinanza del Territorio alle tradizioni della Marina Militare.
Al termine della celebrazione, in nome di tali Tradizioni, nella Cripta della Cattedrale, il Capo del Compartimento marittimo di Gaeta, comandante Andrea Vaiardi, ha proceduto alla consegne delle onorificenze ed alla cerimonia di giuramento di tre militari recentemente assegnati alla Capitaneria di porto di Gaeta.
Cenni della storia di Santa Barbara
Santa Barbara nacque nel III secolo D.C. in Asia minore, per poi trasferirsi a Scandriglia, in provincia di Rieti. La leggenda vuole che suo padre Dioscuro, di religione pagana, l’avesse rinchiusa in una torre per proteggerla dai suoi pretendenti. Barbara, vedendo che nel progetto vi erano solamente due finestre, ordinò ai costruttori di aggiungerne una terza, con l’intenzione di richiamare il concetto di Trinità. Quando il padre vide la modifica alla costruzione intuì la volontà della figlia e decise allora di denunciare sua figlia al magistrato romano che, in quei tempi di persecuzione, la condannò alla decapitazione. Era il 4 dicembre dell’anno 306. Secondo la leggenda, Dioscuro procedette all’esecuzione dopo averla torturata col fuoco, ma subito dopo venne ucciso da un fulmine, interpretato come punizione divina per il suo gesto. Ella fu prescelta perché rappresenta la serenità del sacrificio di fronte al pericolo senza possibilità di evitarlo, e fu eletta a patrona “di coloro che si trovano in pericolo di morte improvvisa.
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