All’inizio di gennaio, personale della Questura di Latina – Commissariato di P.S. Gaeta, a seguito di articolata attività d’indagine, deferiva in stato di libertà al Procuratore della Repubblica di Cassino, cinque pregiudicati originari di Campania, Liguria ed Emilia Romagna, per truffe aggravate in danno di ignari turisti, interessati a trascorrere un periodo di vacanze nella Riviera d’Ulisse durante la scorsa estate.
Le persone sottoposte ad indagini preliminari sono:
1. D.A., veronese di anni 59;
2. G.C., genovese di anni 57;
3. L.N., salernitano di anni 39;
4. M.I., napoletana di anni 28;
5. V.A., napoletano di anni 26.
Mettendo insieme oltre dieci denunce formalizzate presso il Commissariato di Gaeta fra il giugno e l’agosto 2018, gli investigatori analizzavano modus operandi e modalità di monetizzazione delle somme illecitamente carpite alle vittime della truffa estiva. L’affitto della casa vacanza veniva pubblicizzato esclusivamente su noti siti internet – in particolare su www.subito.it – con tanto di fotografie, indirizzo, illustrazione dei vani ed elenco dei servizi annessi.
Per rendere più appetibile e verosimile l’inserzione, spesso erano indicate anche informazioni utili relative al comprensorio, quali località d’interesse storico, paesaggistico, turistico ecc.. Anche il costo dell’affitto corrispondeva ai prezzi di mercato, semmai con un piccolo sconto in caso l’acconto versato fosse più cospicuo del minimo richiesto. L’interessato ricaricava, quindi, una Postepay con la somma pattuita per bloccare l’unità abitativa, spesso in località esclusive con vista mare, fornendone conferma all’inserzionista telefonicamente, o via e-mail.
Da quel momento l’inserzionista si rendeva irreperibile. Solo a volte restava in contatto con l’interessato, in modo da aggiudicarsi ulteriori somme, ciò fino al giorno in cui doveva essere occupato l’immobile, così che l’ignaro turista solo in quel momento potesse comprendere di essere stato vittima di una truffa.
Talvolta, era lo stesso proprietario dell’immobile affittato “a sua insaputa” ad accompagnare i malcapitati in Commissariato per denunciare il fatto, offrendosi anche di fornire aiuto a trovare una sistemazione alternativa.
Il giro d’affari scoperto durante le indagini sfiora i 40.000,00 €uro, fra le caparre pagate dai denuncianti più le somme illecitamente percepite in danno di altre persone per affitti inesistenti anche in zone d’Italia diverse. Per questo motivo l’attività investigativa ha richiesto l’ausilio di personale delle Questure di Verona, Bologna, Napoli e Reggio Emilia, al fine di verificare la posizione di decine di persone coinvolte in maniera attiva, a vario titolo, ovvero semplici prestanome, nonché l’eventuale collegamento fra gli indagati, che, allo stato, non è venuto alla luce.