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#Gaeta “Villaggio Carlo III”, il disappunto di Cataldo Motolese

La mia esperienza mi porta a credere che non sarebbe affatto difficile avviare una profonda trasformazione che permetta alla Città di Gaeta di diventare una “Città ad eminente economia turistica”: si tratta solo di avere le idee chiare ed una certa dose di onestà intellettuale da coniugare ad un’operatività che non sia solo di facciata…

IL DISAPPUNTO 

Gli incaricati per lo svolgimento dei mercatini a Gaeta, come nelle precedenti anche in questa stagione 2015, ha raggiunto il primato di 6 (dicasi sei) organizzatori nei mesi di giugno e luglio. In questa stagione 2015 l’unico cambiamento è stato l’Assessore Dr Pasquale De Simone, colpevole di non aver “ascoltato”, di aver disatteso gli appuntamenti, di aver più volte cambiato le sue decisioni riguardo le richieste di mercato da organizzare, sostenendo essere l’ultimo, con l’ultimo incaricato di turno, e infine, falsamente, l’indizione, ormai prossima, del bando pubblico per l’affidamento della gestione di questa attività stagionale. Bando che, a suo dire, avrebbe dato piena definizione alle regole e ai criteri da seguire sic (stessa tiritera della precedente indi-gestione assessorile “sistemazione in loco che soddisfi il decoro urbano, ma anche una maggiore qualità delle proposte commerciali offerte dagli operatori ambulanti”, etc etc), insomma un “muro di gomma” per intendere quella forma di reticenza insopportabile e spavalda assunta dal potere politico di fronte alle istanze o sollecitazioni, con il volto corrucciato, predisposto alla lusinga e non al confronto. Conoscere diverse visioni permette a chi è genuinamente interessato al tema di farsi opinioni fondate.

In questi anni malgrado le “ammucchiate” di organizzatori durante i brevi periodi estivi i mercatini a Gaeta sono sopravvissuti ai continui assalti di venditori, spesso indigenti, di merci non rispondenti alla finalità delle categorie ammesse e non ammesse osannando la loro partecipazione al precedente mercato autorizzato al sig. Tizio Caio dal comune di Gaeta ( ….ma come Tizio Caio mi ha fatto partecipare e tu invece…….). “Vigileremo su merce e sicurezza, posizionamento degli stands e relativo decoro sotto il controllo del Comando VV.UU ” viene promulgato sulle autorizzazioni rilasciate agli organizzatori. Qualche raro controllo successivamente a “mercato montato”, da parte dei vigili, non ha mai portato a fattiva verifica e rispetto del regolamento, tanto più che per la gestione delle iniziative finalizzate al buon andamento del mercatino è opportuno preporre un’apposita Commissione di esperti di provata professionalità nei diversi settori del mercato, soprattutto quando Amministratori incompetenti ed in buona fede inneggiano alla qualità dell’iniziativa.

E cosi il Sig. Assessore Pasquale De Simone dopo aver “esaminato i risultati” dei mercati che si sono succeduti fuori stagione (tra maggio e giugno), con arguta caduta di stile, ha “predicato il suo giudizio” insolentendo gli organizzatori colpevoli, a suo dire, del “precario allestimento e del pressappochismo organizzativo con stand esteticamente non idonei che davano un’immagine poco valida del mercatino”.

Assistiamo così ad interventi che “ovviamente nascondono” richiami a “rovinose” situazioni ereditate dalle precedenti gestioni Assessorili per giustificare le deludenti azioni dell’attuale Giunta quando, in questa e nelle passate stagioni, a ridosso di un marciapiede scalcinato insidioso durante il suo camminamento interrotto dall’area “benzinaio” dalle scorciatoie dagli ingressi/uscite di servizio,con condizioni meteo avverse (vedi mercato del 20 e 21 giugno) il mercatino cosi “scomposto” tra mille contrasti di forme, luci e colori, le variopinte bancarelle, luogo di scambi e d’incontro, di chiacchiere e di trattative, hanno, infine, deliziato gli avventori con i loro tesori.

E non bisogna nemmeno stupirsi del reiterato Regolamento Comunale, fotocopia delle precedenti stagioni, con l’indicazione delle categorie commerciali ammesse, (leggete un po):

Artigianato: manifatturiero, cartaceo, pittura, scultura, cartone, legno, presepiali.

Antiquariato: mobili, musicale, artistico, modernariato.

Collezionismo: artistico, musicale, bellico, etnico, classico, strumentistico musicale, strumentistico industriale, culturale, araldico storico e religioso.

Modellismo: ferroviario, automodellismo, bellico, aereomodellismo, navale, plastico urbanistico architettonico.

Ma quando mai a un operatore del mercatino si è sentito chiedergli un “modello plastico urbanistico” o uno strumento “araldico storico e religioso” o prodotti “presepiali” durante l’estate. Raramente può trovarlo, raramente sa di cosa si tratta. I frequentatori di mercatini cercano il mobile buono per la casa nuova, il marmo con cui fare solenne il loro focolare, perfino la banderuola per il camino…. Ma in percentuale altissima sono collezionisti che cercano un pezzo in più per il loro personale rapporto con quel particolare oggetto. Un atto di amore, un’ansia da appuntamento che si rinnova, un’emozione. Sperano, anche, di trovare qualcosa che non sapevano nemmeno che esistesse.

Quello che si legge di seguito è un ELOGIO DELL’INUTILE, un RITRATTO IRRIVERENTE DEL COLLEZIONISTA, come lo definisco. 

Il collezionista è uno che soffre. Perchè gli è stata inflitta una ferita.

• macinini da caffè, di ogni tipo e di ogni epoca. Quelli da tavolo e quelli da muro, quelli col tagliere davanti che risalgono a duecento anni fa e quelli col manico. In legno, in plexiglass, in bachelite, in ceramica, in metallo.

• piacciono da matti gli allungamatite, quegli aggeggetti su cui si innestano i mozziconi di matita per sfruttarli fino all’ultimo millimetro di grafite e legno.

Ma non esiste al mondo un collezionista che non sia disposto a qualsiasi stupidaggine per il suo graal, l’oggetto che lo tiene in perenne, inesausta, inappagata ricerca.

• cartoline di auguri. Già questo è un paletto ben fisso, che lascia fuori mille altri soggetti possibili, che esclude un galassia di suggestioni, un intero universo iconografico.

• c’è chi colleziona piccole radio (solo a transistor, se volete fare un dispetto regalategliene una a valvole)

• c’è chi ha una passione sbrigliata per Totò e ne cerca tutti i film.

• collezionare piccole tartarughe, talismano apotropaico e portafortuna; 

• chi raccoglie cavaturaccioli

• quello che ha la casa letteralmente occupata (a questo punto assediata, anzi) da ferri da stiro rigorosamente ante avvento dell’elettricità. Ha una casa grande. I ferri da stiro li mette lungo le pareti, uno dietro l’altro, in fila incredibile, in labirinto inestricabile.

Il collezionista è uno che si macera, si tormenta. Il collezionista è uno che rende normale la stranezza. Pianifica l’assurdo. Infatti è un semplice che ama complicarsi la vita.

• non stupitevi nello scoprire che esiste un mercato fiorente e frequentato di capsule per bottiglie di spumante.

Il collezionista è uno che, da qualsiasi parte vada, ha una domanda in bocca.

Where is a flea market? Ya-t-il un marché aux puces? Dove posso trovare un mercatino delle pulci? E nella sua mente si stratificano memorie, le più diverse. associate agli oggetti più strani.

Immagini di un film infinito. Ogni mercatino si assomiglia ed è diverso. Si contratta sempre, in ogni parte del mondo, la lingua non importa. Gesti e mimica bastano e avanzano. E poi le situazioni cui uno non crederebbe mai.

Il mercatini italiani sono luoghi incantevoli, in alcuni casi, complice lo scenario in cui si svolgono, quasi fiabeschi, in cui la curiosità, la rarità diventa oggetto quasi di una maniacale caccia al tesoro.

VILLAGGIO CARLO III A GAETA ovvero il mercatino delle pulci.

PUNTOEACAPO altro non è che sangue di quel sangue!…messo lì a rappresentare un cambiamento di FORMA ma non di contenuto

L’idea di unire l’antiquariato, l’arte, e artigianato di qualità potrà pure essere letto come il tentativo del Dr De Simone di distinguersi per l’originalità di un modello. Di fatto ci troviamo di fronte ad un’accozzaglia insulsa di oggetti fuori contesto, senza capo né coda, con la presenza dei soliti operatori raccoglitori dell’usato e esperti collezionisti e abituali venditori di bigiotteria già presenti nei precedenti mercatini. E’ nell’idea, corretta, di immaginare lo spazio domestico come luogo del gusto e dell’arte tout court, con la presenza di “pittori della domenica”, gli “esperti event planner”, incaricati dall’Amministrazione Comunale di Gaeta di dare un nuovo volto ed un nuovo contenuto al vecchio mercatino dell’antiquariato, capiranno che non è l’involucro a determinare il vero carattere dell’iniziativa, bensì il suo contenuto attraverso la compresenza di una quota fissa di operatori storici, e di quote variabili di soggetti individuabili attraverso profili ben precisi, quali enti di solidarietà attivi nel riuso, operatori dell’usato e dell’artigianato professionali, cittadini che vogliano provare l’esperienza di “rigattieri per un giorno”, soggetti deboli o svantaggiati in apposita area di libero scambio, maker e artigianato artistico, o altri profili, al fine di garantire in forme regolate e pianificate la vivacità e l’attrattiva del mercato, e un bilanciamento corretto tra solidarietà sociale, tradizione e innovazione.

Forse c’era da aspettarselo, forse non poteva essere gestito meglio o forse quando si fa un trasloco c’è sempre un po’ di confusione. Sarà ma la questione del mercatino di Gaeta sembra nascondere al suo interno un ulteriore esempio di incompetenza gestionale: ha cambiato palcoscenico lasciando dietro di sè la sua tradizione. cedendo solo alle ordinanze più improbabili, ed è stata posta in essere un grave atto limitativo delle regole della libera concorrenza dei mercati, oltre ad evidenti illeciti amministrativi legati alla non effettuazione di un Bando Pubblico.

Non è questo che stupisce, tuttavia. Semmai il fatto che, invece di apparire un appuntamento esclusivo rispetto alla grande kermesse dei mercatini storici, di questa appare invece una pallida declinazione nazionalpopolare. Insomma è deprimente constatare che è proprio il livello culturale di questa manifestazione ad essere basso.

Credo che ormai si sia capito, a me piacciono i mercati; probabilmente dipende dal fatto che sono un vecchio reazionario dentro. Mi piace la strada colma di banchi, il modo in cui i venditori cercano un dialogo con gli avventori e soprattutto mi piace trovare una cosa bella quando è nascosta sotto a un monte di cianfrusaglie. Il mercato azzera l’artifizio creato nei negozi: niente manichini, esposizioni calibrate o luci sceniche…solo un telo steso per terra e “tesori” da scoprire.

Cosa ne pensate di un pomeriggio al mercatino vintage piuttosto che ammassarsi dentro un qualsiasi centro commerciale?

Cataldo Motolese – Associazione Culturale Ulisse

redazione

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