Avevamo ragione noi, daremo nuovo impulso alla nostra lotta al fianco del Consiglio Popolare Ospedale di Gaeta.
Prima o poi tutti i nodi vengono al pettine. Sapevamo che cercavano di rabbonirci e calmare le acque con falsità e promesse vacue per approvare tranquillamente il nuovo Piano aziendale della ASL di Latina. La Conferenza dei Sindaci lo ha fatto con una maggioranza risicatissima di 17 voti favorevoli su 33 comuni, molti assenti, due soli contrari ed alcuni ignavi astenuti, tra cui l’amministrazione di Gaeta. Un documento importantissimo, il quale detta le linee guida del Sistema sanitario pontino, è stato votato in tutta fretta e senza che il Sindaco lo sottoponesse neanche al vaglio del Consiglio comunale cittadino, alla faccia della trasparenza, della condivisione, del confronto con associazioni e cittadini, di tutte le belle parole contenute nello stesso Atto. Nessuno dei Consiglieri in carica peraltro ci risulta abbia proferito pubblicamente una sola parola di dissenso in merito, confermando la totale inadeguatezza a rappresentare la città.
Noi abbiamo letto ed analizzato attentamente il documento, pessimo per il poco che specifica, allarmante per i molti aspetti che vengono volutamente omessi. L’impianto complessivo del Piano aziendale non solo conferma il quadro catastrofico attuale ma risulta addirittura peggiorativo. Si prevede l’accorpamento di diverse funzioni aziendali alla ASL di Frosinone e vengono poste le premesse per proseguire con l’inesorabile smantellamento dell’ex Presidio Centro, costituito da Fondi e Terracina. Si rafforza ulteriormente l’accentramento dei servizi presso le strutture ormai al collasso di Formia e Latina, DEA di I e II livello, senza alcun intervento concreto di potenziamento loro destinato. Un quadro che non lascia spazio ad alcuna prospettiva di salvaguardia, tantomeno di rinascita, delle altre strutture quali il “Di Liegro” di Gaeta. Altro che potenziamento!
Qualcuno potrebbe immaginare infatti che dopo le reiterate quanto solenni dichiarazioni del Sindaco Mitrano e del Direttore Generale Casati riguardo alla presunta permanenza del nostro Punto di Primo Intervento e al futuro del Presidio cittadino, l’Atto aziendale contenesse i precisi impegni richiesti in proposito. Si sbaglierebbe di grosso. Il documento approvato risulta raffazzonato e del tutto vuoto soprattutto in merito all’aspetto più importante, cioè l’effettiva collocazione di servizi sanitari quali i PPI, dislocati su di un territorio tanto vasto e mal collegato come quello della nostra provincia. Si limita a delineare unicamente il quadro dei servizi erogati dai principali quattro Presidi ospedalieri superstiti e a presentare ed elencare i Dipartimenti, le Aree funzionali, le UOC (Unità Operative Complesse) e le UOSD (Unità Operative Semplici di Dipartimento), tralasciando completamente tutto il resto a partire ovviamente dalle sorti del nostro Primo Intervento.
Le ragioni della scelta vengono chiarite in parte dallo stesso Atto che recita al paragrafo 20: “L’assetto organizzativo dell’Azienda deve garantire allo stesso tempo stabilità e flessibilità…rinviando ad un momento successivo l’individuazione delle UOS (Unità operative Semplici), degli incarichi professionali e delle posizioni organizzative di coordinamento”. Successivamente precisa che: ” …le unità organizzative potranno essere rivedute, nel numero e e nella tipologia…” in base a criteri tra i quali troviamo che: ” il numero complessivo delle unità organizzative per le tipologie indicate non dovrà essere modificato se non in riduzione”. In parole povere di servizi sanitari quali il Primo Intervento di Gaeta si è scelto di non dire assolutamente nulla di specifico e sul loro conto non si fornisce alcuna indicazione, in attesa della stesura di altri documenti quali il “Piano Strategico”. Si specifica però che questi servizi potranno essere eventualmente soltanto eliminati o accorpati assieme alle proprie rispettive unità organizzative di riferimento. Tutto a fronte di precise direttive regionali, tuttora in vigore e mai smentite, che ne prevedono la chiusura. Non a caso in un documento di 157 pagine la parola “Gaeta” è riscontrabile solo una volta negli allegati, in riferimento al servizio di “Pneumologia”.
La morale della favola è che Mitrano non ha votato contro un documento che non mantiene nessuna delle promesse del Direttore Casati e liquida completamente il Presidio cittadino, sbugiardando e svergognando lo stesso Sindaco che gli ha dato pubblicamente credito, ostinatamente e contro ogni evidenza. Egli e gli altri primi cittadini consenzienti hanno pertanto scelto di firmare una cambiale in bianco che consente il definitivo smantellamento del “Di Liegro” assieme alle altre strutture colpite. Avevano ragione i cittadini ed il comitato promotore della mobilitazione ancora in corso a manifestare lo scorso 22 ottobre in assenza dei rappresentanti di Amministrazione e Consiglio Comunale, pur essi tutti contestati per il loro unanime consenso al precedente Piano Aziendale ASL, e con la latitanza anche dei soliti candidati a Sindaco farlocchi che invece si fan vivi solo all’avvicinarsi delle scadenze elettorali e mai per questioni davvero utili al bene comune. Tutti gli altri ci auguriamo che finalmente comprendano con chi abbiamo a che fare. Un motivo in più per dare ora nuovo impulso alla battaglia a lungo termine in atto a difesa della sanità pubblica pontina ed alla petizione popolare del Consiglio Popolare Ospedale di Gaeta contro la chiusura del PPI cittadino.
BENEDETTO CROCCO
Segretario circolo Rifondazione Comunista “Mariano Mandolesi”