Alle ore 14.30 di sabato 11 febbraio un corteo con centinaia di persone partirà da Gaeta (spiaggia di Serapo) per raggiungere il giardino della Fortezza dove saranno collocate le prime pietre del Monumento per la Memoria delle Due Sicilie e dei vinti della storia con fiori, acque e terre provenienti dalle antiche province del Regno.
Nato da un’idea dello scrittore Pino Aprile (autore del best-seller “Terroni” e del recente “Carnefici”), presente alla cerimonia, il progetto prevede la partecipazione di sindaci e gruppi ed associazioni culturali meridionali e meridionaliste, provenienti da tutta l’Italia del Sud come del Nord che in questi anni hanno ricostruito e divulgato verità storiche cancellate fin dal 1860.
Lo scultore formiano Massimo Patroni Griffi guiderà i partecipanti nella collocazione dei mattoni sui quali sono stati incisi i nomi delle città vittime dell’unificazione italiana (da Pontelandolfo e Casalduni ad Auletta fino a Castellammare del Golfo).
La manifestazione rientra nelle tre Giornate della Memoria tradizionalmente promosse dal Movimento Neoborbonico e dalla Fondazione Il Giglio con i Comitati delle Due Sicilie e il patrocinio del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio e del Comune di Gaeta, la città che subì, con l’ultimo re e l’ultima regina di Napoli (Francesco II e Maria Sofia di Borbone) il tragico assedio che portò alla fine dell’ultrasecolare “Regno del Sud”.
Nella serata di venerdì 10 febbraio, presso l’Hotel Serapo, l’incontro dei partecipanti, nella giornata di sabato, in mattinata visite guidate e teatralizzate nella Gaeta borbonica e in quella medioevale a cura di associazioni locali (Terraurunca e Tesori dell’Arte), nel pomeriggio, al rientro dalla cerimonia del monumento, convegno di studi, proiezioni di film e interventi musicali a cura di Eddy Napoli (con la sua “Malaunità”) e di Povia (con il suo ultimo lavoro “A Sud”). Nella mattinata di domenica cerimonia religiosa per ricordare i caduti dell’esercito delle Due Sicilie e alzabandiera con soldati in uniformi antiche.