La recente sentenza con cui il TAR del Lazio ha annullato le delibere del Consiglio Comunale di Gaeta relative alla TARI (la tassa sui rifiuti) del 2014 impone alcune riflessioni. E’ accaduto, in estrema sintesi, che il tribunale amministrativo ha pesantemente censurato le carenze documentali, segnalate con forza dai consiglieri di opposizione, che invece avrebbero dovuto far parte delle delibere annullate.
Questa circostanza ha reso palese il modo approssimativo ed arrogante di questa amministrazione di procedere in alcuni dei suoi atti più rilevanti, quelli che hanno un riverbero sulle tasche dei cittadini. In particolare, non ne esce bene il Sindaco – nonché Assessore al Bilancio – Mitrano, che per la sua scarsa vocazione all’ascolto e al confronto, è stato la vera causa dell’annullamento delle delibere. È il fallimento dell’approccio da “uomo solo al comando”, depositario unico delle procedure amministrative. Del resto è evidente che se le sollecitazioni dei consiglieri di opposizione fossero state tenute in considerazione, tutto ciò non sarebbe accaduto.
Nel merito delle delibere annullate, occorre dire che la mancata trasparenza censurata anche dal TAR ha prodotto una tassazione priva di riscontri documentali, ed ha causato un pesante aggravio di spesa per i gaetani. Se le spese imputate fossero state debitamente documentate, e non esposte soltanto attraverso una semplice tabella, sarebbe stato facile riscontrarne la veridicità ed accogliere eventuali modifiche.
Il dato politico che emerge da questa vicenda amministrativa è che i cittadini, per veder tutelate le proprie istanze, debbano ricorrere ai giudici anziché ai propri rappresentanti eletti. Il luogo della discussione degli atti non è più il consiglio comunale ma un Tribunale Amministrativo. Questo è un dato preoccupante che costituisce la cifra, tipicamente di centrodestra,