di Capitano Gerardo Severino, Direttore del Museo Storico della Guardia di Finanza
Il 12 dicembre del 1887, dopo aver superato le prove per l’ammissione nel Corpo delle Guardie di Finanza, che allora si tenevano presso gli uffici dell’Intendenza di Finanza (nel nostro caso quella di Caserta, della cui provincia era inquadrata la città di Gaeta), un giovanissimo ragazzo del Borgo di Gaeta faceva ingresso nella storica caserma detta “Della Dogana Vecchia”, nella zona portuale di Napoli, allora sede del Deposito Speciale per Allievi Sotto Brigadieri, peraltro istituito appena l’anno prima. In essa avrebbe frequentato il corso per la promozione a Sotto Brigadiere del “ramo mare”, prima tappa di quella che, come vedremo, si dimostrerà una fulgida carriera. Aveva già compiuto i venticinque anni d’età, il nostro protagonista, Antonio Longardi, ma già da un pezzo si era rivelato un abile “uomo di mare”: uno dei tantissimi, peraltro, che la bellissima città del basso Lazio aveva sin lì generosamente offerto alla marineria italiana, specie dopo la ricostituzione della prestigiosa “Scuola Nautica”, avvenuta nel 1866, alcuni anni dopo la soppressione del precedente istituto, voluto da Re Ferdinando II delle Due Sicilie nei primi anni ’50, in omaggio alla tradizione marinaresca degli stessi gaetani.
Antonio Longardi era nato a Borgo di Gaeta, al piano terra della casa di famiglia, sita nel vico n. 9 dello storico “Corso Attico”, il 13 marzo del 1862 dal marittimo Antonio Longardi e dalla casalinga Elisabetta Treglia. Dopo gli studi elementari, volendo seguire le orme del fratello maggiore, Nicola, il giovane si era iscritto proprio al “Regio Istituto Nautico” di Gaeta, che frequentò con gran profitto, tant’è vero che già all’atto della domanda di arruolamento, egli poté esibire orgogliosamente il suo bel diploma di “Capitano di lungo corso”, titolo che – lo ricordiamo per i non addetti ai lavori – contraddistingueva l’ufficiale della Marina Mercantile abilitato a comandare una nave in viaggio “di qualsiasi destinazione”, come prevedeva il Codice della Navigazione. E fu proprio tale professionalità, suffragata anche da un esame specifico sulla conoscenza effettiva dell’arte marinaresca, che gli consenti di “superare” brillantemente le prove d’arruolamento in Finanza. In realtà, bisogna aggiungere, che proprio in quel contesto storico, la Guardia di Finanza si trovava impegnata in un ampio lavoro di potenziamento della propria compagine navale, e ciò anche attraverso il reclutamento e l’addestramento di sottufficiali e guardie “di mare” già di loro esperte nell’arte di navigare. Nel primo caso (sottufficiali) si ricorse al reclutamento per l’appunto di “Capitani di lungo corso”, mentre nel secondo si attinse moltissimo dagli iscritti alla “gente di mare”, ovvero dagli ex militari della Regia Marina.
Il corso, al quale fu ammesso il nostro Longardi era composto da una trentina di allievi, fra appartenenti al contingente “di terra” e quello “di mare”, ebbe inizio, come s’è detto il 12 dicembre 1887, terminando circa sei mesi dopo, con la promozione al grado di Sotto Brigadiere. Il Longardi si classificò al 4° posto della graduatoria finale, tutto sommato un ottimo piazzamento rispetto ai 15 promossi agli esami finali. Fu così che il 1° luglio del 1888 appena cuciti sugli avambracci della giubba di panno verdone i tanto sospirati galloni dorati, Antonio Longardi s’imbarcò nel porto di Napoli su uno dei tanti vapori che allora collegavano la città campana con Palermo, al cui Comando di Circolo era stato, nel frattempo, assegnato il neo sottufficiale.
Nel capoluogo siciliano il Sotto Brigadiere Longardi fu, molto probabilmente, assegnato a una delle numerose Brigate “di mare” che operavano allora in città e provincia, quasi certamente imbarcato su una delle tante “palanchesare” o “paranze” che costituivano il dispositivo navale in dotazione al Circolo palermitano. A Palermo, Antonio Longardi prestò servizio sino al 1° gennaio del 1894, data in cui fu trasferito alla Brigata “mare” di Catania, allora comandata dal Brigadiere Francesco Caramagna, lo stesso con il quale il nostro protagonista, appena qualche settimana dopo il suo arrivo in città, si distinguerà in una azione meritoria, il disincagliamento, nelle acque di quel porto militare, di una torpediniera della Regia Marina che vi si era arenata. Per tale gesto, nel seguente mese di febbraio, il Sotto Brigadiere Longardi si vide recapitare un bell’Encomio Solenne da parte del Ministero della Marina, meritata ricompensa per la sua “perizia marinaresca”. E fu, molto probabilmente, la celebrità che derivò da tale fatto di cronaca, a consigliare, da parte dell’allora Comandante dell’8^ Divisione Guardie di Finanza di Messina, Ispettore Luigi Sartori, la scelta del Longardi per un nuovo incarico, peraltro completamente diverso da quello svolto dal marinaio di Gaeta sino a quel momento.
Il 1° febbraio, sempre del 1894, presso l’allora “Deposito Allievi Guardie di Finanza” di Messina, operante nella città dello stretto dal luglio del 1881, “apriva i battenti” la c.d. “Scuola Speciale per Allievi di Mare”, presso la quale, da quel momento in avanti, sarebbero state istruite le reclute appartenenti al c.d. “ramo mare” del Corpo. In quella stessa data, lasciata di corsa Catania, il Sotto Brigadiere Longardi si presentò presso la Caserma messinese di San Salvatore dei Greci, alla periferia nord della città, ove, nell’arco di qualche settimana, impiantò, con i pochi mezzi e gli attrezzi che ebbe in dotazione, i locali ove si sarebbero dovuti addestrare i nuovi allievi al servizio di marineria. Al nostro uomo si dovette, ad esempio, la realizzazione, nella piazza d’armi della caserma, di una vera e propria alberatura da nave, utilissima per l’addestramento pratico delle guardie all’uso della vela. Da buon “Capitano di lungo corso”, il Sotto Brigadiere Longardi (coadiuvato dai colleghi Gaetano Di Macco, Salvatore Morfino e Angelo Giacchetti) accompagnò spesso i propri allievi nelle “crociere” addestrative, che dietro autorizzazione del Comandante del locale Circolo furono eseguite lungo lo Stretto a bordo del “piroscafo di Finanza” denominato “Scilla”, appositamente distaccato dalla base di Catania.
Il suo impegno, ma soprattutto la sua determinazione nel far “decollare” la nuova realtà addestrativa gli furono riconosciuti anche dal giornale dei Finanzieri, l’allora “Il Monitore delle Regie Guardie di Finanza”, il quale lo citò nel contesto di un interessantissimo articolo dedicato proprio a tale reparto. “E se vuolsi una prova maggiore del conto in cui è tenuto dal Superiore Dicastero il detto Deposito – conclude infatti l’articolo – basti accennare, che per recente disposizione ministeriale, tutte le reclute del ramo mare che saranno da ora in poi arruolate nel Regno, verranno dirette al Deposito di Messina, presso il quale vi è già una Sezione Speciale fornita di tutto ciò che in materia tecnica possa servire a formare un buon marinaio di finanza, ed al cui insegnamento è preposto l’abile sotto brigadiere Longardi Antonio”.
Il Sotto Brigadiere Antonio Longardi, a quel punto primo istruttore della “Scuola Speciale” di Messina rimase in servizio presso quel Deposito sino al 1° maggio del 1896, data in cui dovette essere trasferito al Circolo di Luino (sul Lago Maggiore). La decisione superiore, che ovviamente lasciò stupiti sia il Comandante del Deposito, Ispettore Antonio Pedone, che gli stessi colleghi di Antonio, fu motivata dal fatto che proprio in quel frangente, una importantissima riforma stava interessato il “comparto navale” della Guardia di Finanza. In virtù di una provvida norma dell’8 di marzo, un accordo interministeriale aveva disposto il passaggio dal Ministero della Marina a quello delle Finanze delle torpediniere che già da alcuni anni prima (1891) la Regia Marina aveva dislocato sui laghi di confine, Maggiore e di Garda, onde eseguirvi la vigilanza doganale con personale misto: marinai per il governo dei mezzi; guardie di finanza per la vigilanza doganale vera e propria. A partire, dunque, da quella primavera del 1896, munite di potenti proiettori fotoelettrici, le torpediniere verranno “armate” unicamente dalle Fiamme Gialle del contingente di mare, che sostituirono gradualmente i colleghi della Marina, e con gran profitto, tanto è vero che ben presto il servizio fu esteso anche sul Lago di Lugano e nella Laguna di Venezia.
Cuciti gli agognati gradi da Brigadiere, Antonio Longardi lasciò, tuttavia, a malincuore la Sicilia, ove aveva vissuto i suoi primi otto anni di servizio nel Corpo, per “avventurarsi” – è il proprio il caso di dirlo – alla volta del Nord Italia, che di fatto non lascerà sino alla pensione, comandando importanti unità navali, come vedremo a breve. A determinare ciò fu certamente l’abilitazione, conseguita il 17 settembre 1897, al “comando di barche a vapore sui laghi”, come riporta il foglio matricolare del militare in questione. In servizio a Porlezza dal maggio 1896 al 1° novembre del 1898, il Brigadiere Longardi ebbe, quindi, il comando di uno dei battelli a vapore incaricati del servizio di vigilanza doganale su quell’importante lago di confine con la Svizzera. Dal novembre 1898 al 1° aprile dell’anno dopo prestò, invece, servizio presso il Circolo di Salò (sul Lago di Garda), posto al comando dell’incrociatore “Z” (trattasi di una torpediniera tipo “White”), stanziato presso la “Stazione Battelli Incrociatori” di Limone del Garda, mentre da quest’ultima data sino al 1° marzo 1902 operò in provincia di Rovigo. Dal marzo 1902 ebbe, quindi, il comando dell’incrociatore “E” (trattasi di torpediniera classe “Euterpe”), presso la Stazione del Naviglio di Menaggio, di nuovo sul lago di Como. E fu proprio a Menaggio che il 1° luglio del 1906 il nostro Longardi fu promosso Maresciallo di mare “per anzianità”, dovendosi, ben presto, però apprestare a lasciare la bellissima località lariana per raggiungere la nuova sede di servizio: il Circolo di Brescia, dal quale dipendeva, in quel contesto, la citata “Stazione Battelli Incrociatori” di Limone del Garda, località ove il Maresciallo Longardi giunse il 1° gennaio del 1907.
Divenuto, nel frattempo, padre del piccolo Natale, nato a Porlezza il 31 dicembre 1906, il 5 giugno dell’anno seguente, il Sottufficiale ottenne l’autorizzazione superiore onde contrarre finalmente matrimonio con la madre del piccolo, Clotilde Nobili, nata in Svizzera ma residente a Porlezza, molto più giovane di lui, avendo infatti solo 23 anni. Dopo due anni vissuti a Limone, l’ormai maturo Sottufficiale delle Fiamme Gialle di mare dovette “subire” l’ennesimo, ma per fortuna ultimo, trasferimento di reparto. Il 1° aprile 1909, a pochi mesi dalla tragedia che aveva visto letteralmente annientata la bellissima Messina, nel mentre la gloriosa “Sezione Allievi di Mare” veniva ricostruita nella vicinissima Peschiera del Garda, il nostro Antonio Longardi si dovette, invece, presentare alla “Stazione Battelli Incrociatori” di Cannobio, di nuovo sul Lago Maggiore, ove il 4 gennaio dell’anno seguente diverrà padre di un secondo bambino al quale verrà dato il nome di Mario.
Rimasto prematuramente vedovo il 28 giugno 1911 e con due bambini piccolissimi da crescere, il povero Maresciallo Longardi non si perse d’animo, anzi appena due mesi dopo, esattamente il 17 di agosto lo troviamo fra gli eroici militari del Corpo, i quali, al comando del Capitano Stefano Tali, si prodigarono, per oltre 18 ore, nello spegnimento dell’incendio scoppiato nella vicinissima Piaggio Valmara, azione eroica per la quale riceverà un Encomio Solenne da parte del Ministero dell’Interno.
Nel concludere la biografia di questo grande marinaio italiano – prim’ancora che gaetano – ricordiamo che l’ultima data che abbiamo potuto rilevare la suo foglio matricolare è quella del congedo dal Corpo, intervenuto il 13 marzo 1912 “per raggiunti limiti d’età”, mentre Antonio indossava ancora i gradi di Maresciallo Ordinario. In realtà aveva solo quarantacinque anni, venticinque dei quali trascorsi tra le Fiamme Gialle del ramo “di mare”. Da quella data in poi, di Antonio Longardi non si hanno più notizie. E’ probabile che sia rimasto a vivere a Cannobio, o forse a Porlezza, ove dimoravano i familiari della sua Clotilde, oppure, come ci piace pensare, che sia tornato nella sua amata Gaeta. Si proprio la città di Gaeta, ove molti anni dopo (nel 1948) veniva ricostituita, dopo le tragedie della 2^ guerra mondiale, la gloriosa Scuola Nautica della Guardia di Finanza, istituita a Pola, nel 1926 e ancora oggi punta di diamante dell’addestramento marinaresco del personale del Corpo: la stessa nobile Istituzione alla quale “raccomandiamo” il vivido ricordo di Antonio Longardi, Primo istruttore dei Finanzieri “di mare”.
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