Questo il risultato di una partecipata assemblea dei dipendenti e di un incontro con le rappresentanze sindacali che hanno riacceso l’attenzione sul progetto di riforma in atto del sistema camerale promosso dal Governo due anni fa. Un percorso avviato con il decreto legge 90/2014 (convertito in L.114/2014) che ha inferto il primo ferale colpo prevedendo la riduzione progressiva del diritto annuale (principale fonte di finanziamento degli Enti camerali, il cui taglio ha di fatto ridotto le tradizionali attività a sostegno del sistema economico locale e della qualificazione del tessuto imprenditoriale del territorio) e che è proseguito con la Legge delega 124/2015 cui si deve il dimezzamento del numero complessivo delle sedi su base nazionale (da 105 a 60) e la sottrazione di numerose funzioni essenziali espressione degli interessi generali delle imprese. A tale legge è collegato un decreto di riordino, di imminente approvazione da parte del Consiglio dei Ministri, la cui bozza circolata in rete in questi giorni sconfessa, in particolare, la salvaguardia occupazionale contenuta nella Legge delega prevedendo una decurtazione del personale del 15% che sale al 25% in caso di accorpamento tra Camere di Commercio.
Una sorpresa penosa per i lavoratori coinvolti che ha il sapore amaro di un inatteso tradimento e che porta molti di loro a chiedersi “Se la strategia governativa ufficiale è quella di ripulire il Paese da Enti non virtuosi e per di più considerati costosi per le casse dello Stato perché si colpisce il sistema camerale che non ha mai ricevuto alcun tipo di trasferimento statale e che in Italia e in ambito europeo è uno dei pochi soggetti altamente informatizzati e pionieri nel processo di ammodernamento della Pubblica Amministrazione in termini di automazione dei metodi di lavoro, gestione del flusso di informazioni all’interno e all’esterno dell’organizzazione e interazione via Internet con imprese e cittadini? Perché una politica così ostinata verso una rete i cui costi (personale compreso) non hanno mai gravato sul bilancio generale? Forse qualcuno dovrebbe spiegare ai cittadini che eventuali esuberi e/o ricollocamenti presso altri Enti comporterebbero, questi si, un aggravio di spesa per la collettività!” E ancora: “ Si tagliano professionalità e si disperdono competenze e conoscenze uniche per mera miopia o per una strategia approssimativa che malamente nasconde il tentativo di assecondare interessi che nulla hanno a che fare con millantati processi di cambiamento e obiettivi di crescita?”.
Nei prossimi giorni, dunque, sono previste iniziative volte a sollecitare una riflessione comune sul tentativo di smantellamento in atto che porterà il nostro territorio ad essere deprivato di uno dei suoi punti di riferimento per qualità dei servizi e politiche concrete a vantaggio della crescita locale (internazionalizzazione, tutela delle filiere e del Made in Italy, innovazione e trasferimento tecnologico, diffusione della cultura di impresa, servizi di formazione manageriale ed accesso al credito solo per citarne alcune).
La campagna di mobilitazione prevede, tra l’altro, la convocazione a breve di un’assemblea a carattere regionale nel corso della quale i lavoratori delle 5 Camere di Commercio del Lazio, alla presenza delle rappresentanza sindacali unitarie, rilanceranno con carattere di assoluta e specifica urgenza la necessità di un superamento delle disfunzioni emerse dalla bozza del decreto di riordino oltre che la definizione congiunta e condivisa di azioni ulteriori volte a rivendicare maggiori tutele.
I dipendenti della Camera di Commercio di Latina
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