Iniziò il 5 novembre 1860 e durerà tre lunghissimi mesi l’Assedio di Gaeta, durante i quali le truppe piemontesi, misero in campo i moderni cannoni rigati “Cavalli” a lunga gittata contro le ormai inadeguate bocche da fuoco dei napoletani. Una battaglia dapprima ostacolata dalla presenza di una flotta francese nel Golfo, che frenò l’avanzata Savoia, sino a quando Cavour convinse Napoleone III a desistere dal proteggere la città di Gaeta, e da quel momento i bombardamenti si fecero sempre più insistenti e devastanti. Lo spietato generale Cialdini, nonostante la fortezza di Gaeta fosse stata già danneggiata in modo ingente sia nella struttura che nel suo esercito, intensificò il fuoco dalla sua comoda postazione nel borgo di Castellone a Mola di Gaeta, oggi Formia.
Sulla fortezza, vennero sparati circa 500 colpi di cannone al giorno per tutto il tempo del conflitto, durante il quale il Re e la Regina Maria Sofia, restano valorosamente sempre al fianco dei fedeli soldati, persino sul campo di battaglia tra le esplosioni dei colpi di cannone. È proprio la regina una delle figure più significative di questo drammatico scontro, eternamente innamorata del suo popolo e del suo regno che non intende cedere all’invasore.
Il 14 febbraio 1861 il Re Francesco II di Borbone e la regina Maria Sofia lasceranno per sempre Gaeta per imbarcarsi sulla corvetta francese “Mouette”. Verranno salutati con 21 colpi di “salva reale” della Batteria Santa Maria con l’ammainarsi della bandiera borbonica dalla Torre d’Orlando, al suo posto verrà issato il tricolore con lo stemma della dinastia Savoia a sancire la fine di una pagina cruenta cancellata dai testi scolastici.