Si sono rivolti ad uno studio legale i cittadini aderenti al comitato cittadino Giovenco – Campiglioni di Itri. Un passo necessario per chiedere che venga attuato un piano di intervento per la messa in sicurezza dell’area travolta dall’alluvione nella notte tra il 3 e il 4 novembre 2021. 60 famiglie, 200 persone, tra cui minori, disabili e anziani, in una situazione di totale stallo: un immobilismo che i residenti non sono più intenzionati a sopportare, a poche settimane dall’inizio della stagione autunnale, notoriamente più piovosa e pericolosa. “Ad ogni allerta arancione siamo costretti ad abbandonare le nostre case e trovare rifugio presso parenti ed amici, oppure siamo tenuti a pagarci le spese per il soggiorno fuori casa”. Difficile dimenticare quella notte: una montagna di detriti, rocce, fango si riversa in città trascinando con sé tutto ciò che trova nel furioso cammino. Fango fino ad 1,60 metri nelle abitazioni più a rischio, auto distrutte, strade impraticabili. “E’ un miracolo che non ci siano stati danni più seri alle persone, è stata sfiorata una strage”, raccontano i residenti. A distanza di mesi (ormai circa due anni), nulla di risolutivo è stato fatto per la messa in sicurezza della zona, se non i tempestivi interventi del Comune di Itri relativi alla rimozione parziale dai due alvei del materiale di frana e la pulizia del fango a valle. Per tali spese la Regione ha stanziato a suo tempo € 167.635,56 con determina N. G07925 del 17/06/22. Il recente intervento regionale ad opera del Genio Civile di Cassino, per un importo di circa 60.000 euro, di pulizia del canale tombinato sotto la via 8 Marzo, a detta del comitato, non affronta e non incide minimamente sul rischio di alluvione e frana che continua ad incombere sulla zona. È necessario provvedere ai lavori di messa in sicurezza delle zone di Giovenco e Campiglioni per evitare o almeno mitigare le conseguenze dovute alle criticità idrogeologiche, utilizzando le somme a disposizione dalla Regione Lazio per questo tipo di calamità, dichiara Pasquale Marino, portavoce del “Comitato sfollati di Itri”. Il pericolo è rappresentato da possibili colate di fango e rotolamento a valle di massi anche di notevoli dimensioni, in caso di piogge o maltempo. “È opportuno garantire un deflusso controllato di eventi di portate eccezionali, con lavori di pulizia e sistemazione dei due canali, ma anche con l’apposizione di opportune barriere per evitare che gli stessi diventino collettori di frane inarrestabili”, spiega Marino. Il rimpallo di responsabilità tra enti non aiuta di certo, così come preoccupa la rimozione di tecnici che avevano seguito l’iter sin dalle prima battute, tra questi l’Ingegnere capo della Regione Lazio, Wanda D’Ercole, riferimento tecnico e operativo per i residenti, che aveva predisposto un dettagliato piano di intervento. “Ad oggi ancora subiamo i danni di quella drammatica notte: i pavimenti si sollevano a causa della insistente umidità, le strade sono impraticabili, l’illuminazione è ancora assente, per non parlare della polverizzazione del valore economico delle nostre abitazioni”, spiegano i residenti che chiedono almeno un immediato intervento: disporre l’evacuazione dalle proprie abitazioni solo in caso di allerta rossa, per evitare sacrifici di intere famiglie con minori e anziani spesso non autosufficienti a carico.
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