Siamo nel XV secolo e la trama di questa storia è davvero intricata ed avvincente. Il principe ottomano Cem (o Gem) in Italia più conosciuto come Zizimo, fu il terzo figlio del pascià turco Maometto II. Morto il fratello maggiore, Cem si trovò ad affrontare una durissima lotta contro il primo fratello per la successione al trono. Propose più volte al fratello di dividere l’impero ottomano, proclamandosi a più riprese pascià di Anatolia, dove era stato governatore. Invocò la mediazione dei cavalieri di Rodi, cercando anche una pace tra cristianità e impero ottomano. I cavalieri che lo avevano accolto come ospite di riguardo, corrotti dal fratello, resero Cem prigioniero.
Il povero principe fu poi consegnato al Re di Francia e da questo al Papa. L’ultima parte della sua vita il principe Zizimo la passò così, risultando merce di scambio e di ricatto dei potenti verso l’impero ottomano, guidato dal fratello.
Di solito gli ostaggi si tengono per chiedere qualcosa in cambio di restituzione. In questo caso tutto era al contrario, il Papa veniva pagato per non liberare Cem, che avrebbe comunque destabilizzato il fratello. Arrivato al trono Papa Alessandro VI Borgia questa storia volse al termine.
Zizimo venne ceduto all’imperatore Carlo VIII che scendeva a Napoli anche determinato a sconfiggere l’impero Ottomano. Zizimo però pochi giorni dopo la consegna morì, pare avvelenato. Fine tra l’altro molto plausibile conoscendo i metodi usati più volte dai Borgia in fatto di avvelenamenti. A questo punto la trama si fa fitta, molti autori sostengono che Zizimo morì a Gaeta. Ci sono molti però che indicano come città Velletri, Terracina o Capua.
La prima cosa da sottolineare che le città indicate sono le classiche tappe dell’Appia compiute da chi da Roma raggiunge Napoli. A tal riguardo allora senz’altro più che Gaeta si tratterebbe di Mola di Gaeta.
Un aiuto ulteriore ci arriva da un articolo scientifico dello storico turco Boncuk che oltre a sottolineare la morte prossima a Gaeta ci da ulteriori notizie. La storia ufficiale ci parla dell’imbarazzo delle corti italiane verso gli ottomani per la scomparsa di Cem. Se da vivo era stato un prezioso ostaggio utile a ricatti e trattative internazionali, da morto il povero Principe era scomodo ed imbarazzante. Ad 86 giorni dal rito funebre, tenuto dai suoi servitori, il corpo restò a Gaeta per circa otto anni. A seguito la salma fu trasportata fino a Lecce e dal Re di Napoli finalmente rimandata in Patria. Oggi la sua tomba, affianco a quella dei fratelli, è sistemata nel memoriale della Moschea del Sultano Murad II a Bursia in Turchia.
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