Il lungomare Caboto di Gaeta sta acquisendo ormai un volto nuovo. Con lo sgombero del mercato del pesce dall’area occupata da decenni infatti, potremmo dire essere finita “un’epoca”. Ma come è nato e qual è la sua storia? Da quanto tempo i banchi del pesce occupavano quell’area?
Per rispondere a queste domande è necessario viaggiare indietro nel tempo. Se i vicoli più vecchi di Gaeta potessero parlare, racconterebbero sicuramente che sin dall’inizio, al loro interno, veniva venduto il pescato, frutto dell’attività svolta sulle barche. La nascita stessa del Borgo infatti, la si deve a quei pescatori, che non potevano risiedere nelle mura del centro storico, perché non consentivano loro, l’uscita alle prime ore del giorno.
Nel corso dei secoli dunque, su questo tratto di costa nel Golfo, si sono sviluppate quelle attività della pesca che si svolgevano a terra. Ad esempio, la commercializzazione del pesce avveniva nei “bassi” adibiti a depositi della zona della Peschiera, ovvero direttamente sulla zona di attracco dei pescherecci. Questi ultimi, già all’inizio del Novecento avevano acquisito un luogo privilegiato: un piccolo porticciolo delimitato da una scogliera.
Questo rapporto diretto con il mare è stato cancellato negli anni Sessanta, con la nuova ed attuale costruzione del Lungomare Caboto. Tale strada si sovrappose, nella sua carreggiata più interna, al Corso Attico, ad eccezione del tratto della Peschiera, di fronte al porticciolo dei pescatori. Modifica che consentì la realizzazione di un’area da destinare alla vendita del pescato.
In questo modo si venne a realizzare quello che venne considerato ben presto il mercato del pesce cittadino. Non una struttura in cemento armato, ma una serie di banchi dove mostrare l’esplosione di colori delle specie di pesce più diverse offerte dal mare in quella giornata. Questa attrazione consentiva di far avvicinare solo per curiosità anche chi non era direttamente interessato all’acquisto ed enfatizzava ulteriormente il ruolo dell’attività.
Negli ultimi decenni però, inutile negare, come sia emersa la necessità di un luogo diverso e soprattutto coperto che potesse ospitare il mercato ittico. Tale esigenza è stata sollevata innanzitutto dalla volontà di garantire le norme igieniche di quei banchi che, aperti e così a ridosso sulla strada, non erano preservati da eventuali contaminazioni.
Un altro problema emerso di non minore importanza, riguardava l’importante traffico automobilistico. Troppe macchine infatti, circondavano quel prototipo di mercato, rendendolo così non indenne da responsabilità di eventuali incidenti.
Dunque, una decisione sullo sgombero che sembra essere stata tanto dolorosa quanto doverosa ed attesa da troppo tempo.
Maria Concetta Valente
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