I designer olandesi Maarten Heijltjes e Simon Akkaya della Waarmakers, sono gli ideatori di un progetto innovativo che ha per oggetto la mobilità sostenibile su due ruote. Be.e è il primo scooter realizzato con materiali naturali, quali le fibre vegetali di lino e canapa. Si tratta del primo modello di scooter elettrico prodotto a partire da materiali naturali e riciclabili. Be.e è il risultato della collaborazione tra lo studio Waarmakers, la Inholland University of Applied Sciences e la società Npsp composites. Lo scooter raggiunge una velocità di 55 km/h grazie al motore elettrico da 4 kW, ha un’autonomia che va da 55 a 80 Km ed è dotato di un caricabatterie da 600 W che offre 20 Km di autonomia per ogni ora trascorsa in carica, il tutto per un peso complessivo di soli 95 Kg.
Oltre ai numeri, la grande novità di Be.e consiste nell’impiego di materiali biocompositi nella struttura della scocca portante dello scooter elettrico.
I vantaggi dei biocompositi sono numerosi: oltre alla buona efficienza meccanica, il basso costo e la riciclabilità, in questo caso emerge la possibilità di forgiare la morfologia del materiale di cui è composto il guscio esterno, rigido ed elastico allo stesso tempo, perché la complessa struttura molecolare, originata dai polimeri naturali, si associa ad una struttura fibrosa vegetale, a cui si deve la buona resistenza del materiale alle sollecitazioni meccaniche. Con le fibre naturali di lino e canapa, dunque, è stato possibile modellare una struttura incredibilmente resistente.
Lo scooter ha un parabrezza ampio e satinato nella parte inferiore, un canotto dello sterzo decisamente allungato e alto e un piccolo ma potente motore elettrico alloggiato nel mozzo della ruota posteriore. Dettaglio importante è la scelta dei designer di lasciare a vista i componenti vegetali, grazie ad un’apertura circolare in vetro, posta sul lato destro della struttura.
Per la prima volta, dunque, si rivaluta il ruolo estetico dei materiali “sostenibili” e le loro potenzialità nell’influire sull’immagine del prodotto. In questo caso infatti, la bellezza dell’oggetto non è solo demandata alle nervature del guscio, comunque ben calibrate, né solo all’equilibrio delle forme “aerodinamiche” della struttura, ma anche alla visibilità del componente vegetale, scelta estetica quanto etica.
La canapa tessile è sempre stata impiegata nelle zone temperate del Pianeta, soprattutto per la produzione di carta e di tessuti, prima che la scoperta dei suoi effetti psicoattivi segnò l’avvento dell’epoca del proibizionismo nel 1937.
Oggi, invece, l’impiego dei biocompositi come materiali edilizi ha favorito la reintroduzione graduale dei derivati della cannabis nei mercati produttivi: la canapa diventa materiale termoisolante e fonoisolante dell’edilizia, come prodotto ecologico (smalti, colle, vernici), per la sua coltivazione sostenibile e rispettosa dell’ambiente, per la sua azione fertilizzante e fitodepuratrice sui siti inquinati.
fonte: www.architetturaecosostenibile.it