Quando la piena contezza di una esperienza vissuta “su commissione” viene fuori, allora la cruda realtà appare nella pienezza del suo dramma, vissuto inconsapevolmente, ma che lascia, a questo punto, ferite interne difficilmente rimarginabili. E’ questo, per sommi capi, il significato del racconto della propria esperienza di ex Casco Blu che Ernesto Berretti tratteggia nella sua opera “prima”, “Non ne sapevo niente”, che verrà presentata a Gaeta, sabato 15 dicembre, con inizio alle ore 17,30, presso il Palazzo della Cultura, in via Annunziata, 58, presso la Fondazione Caboto, nella sala multimediale al 3° piano dello stabile. A coordinare l’atteso incontro, una firma e una penna entrate ormai nell’antologia della cultura e dell’impegno sociale, la dott, Sandra Cervone, autentica testimonial della Gaeta “illuminata”, oltre che degli spazi più genuini dell’impegno nazionale teso a far allargare gli orizzonti intellettivi e critici delle coscienze di tutti. Sarà poi, lo stesso autore del libro, Ernesto Berretti (del
quale viene tracciato il profilo biografico e creativo nella seconda parte dell’articolo) a ricordare, non senza la commozione dei traumi provocati nel suo animo da una esperienza tanto devastante, quanto raccontato nelle pagine del suo primo romanzo. E, come commenta il 36enne scrittore sardo Piergiorgio Pulixi, chiosando l’umanità pregnante che si coglie nella lettura della fatica editoriale, “L’autore, ex Casco Blu nel 1995, trasforma una fortissima esperienza di vita e professionale in un racconto coinvolgente ed emozionante che non può lasciare indifferenti, tratteggiando un’umanità in balia di giochi di potere di cui nessuno può avere contezza”. La vibrante lettura di alcuni passi del libro è affidata alla fine dizione degli operatori dell’Associazione “deComporre”. Ed ecco cosa abbiamo avuto modo di leggere a proposito dell’opera e del tratto biografico e creativo del suo autore.
“Non ne sapevo niente” – Serbia 1995, Danube Mission – Le rivelazioni di un Basco Blu.
“Era il 1995. Con pusher e navi, sul Danubio si tentava ancora di violare l’embargo contro l’ex Jugoslavia in guerra. Gli unici controlli erano fatti dai Baschi Blu della UEO. Ed Ernesto Berretti era uno di loro. E, come racconta, non sapeva niente della guerra nei Balcani, al pari di altri suoi commilitoni. La base della Missione era a Calafat, a sudovest della Romania appena uscita dalla dittatura di Ceausescu. Lì si viveva a ritmi slabbrati come elastici di vecchie mutande. Se Calafat fosse stato un pugile, sarebbe stato stretto alle corde (il Danubio) dal suo avversario (i Rom); sarebbe finito al tappeto malamente; e l’arbitro (lo Stato) non avrebbe iniziato la conta. Solo i secondi al suo angolo (i soldati della Missione) avrebbero potuto salvarlo, gettando la spugna. Calafat era destinato a vivere una vita senza vittorie. Come Dana, Adrian, Florin, Agatha, Magda e Whiter: vite senza vittorie, le cui figure sono ben tratteggiate dalla penna dell’autore, che ben s’immerge, con grande forza e resa emotiva nella situazione del tempo, così anche raccontando la vita, il lavoro, i rischi dei soldati in missione all’estero, lontano da casa. Lo fa a tutti noi, che non ne sappiamo niente”. Di Ernesto Berretti (nella foto), gli addetti ai lavori scrivono che è nato a Catania nel 1968. Da maggio a dicembre del ’95 con la Guardia di Finanza è stato Basco blu nella UEO Danube Mission, a Calafat. L’operazione di polizia doganale fu istituita per favorire la pacificazione nei territori dell’ex Jugoslavia, con l’incessante controllo del traffico fluviale sul Danubio in attuazione dell’embargo disposto dall’ONU. Alcuni suoi racconti completano raccolte edite da case editrici, enti pubblici e associazioni culturali. Oggi vive e lavora a Civitavecchia e, per giocare sulla routine familiare, ha pubblicato l’e-book “Marie’, se stanotte russo…”. Questo è il suo primo romanzo”. Buona lettura!