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“In Italia siamo in presenza di uno stato di Polizia Tributaria, le imprese vessate e messe in ginocchio da DURC”

Di seguito riportiamo integralmente l’intervento dell’avvocato Mario Ruggieri, impegnato nella battaglia contro l’utilizzo distorto del DURC.
“Cronaca di una morte annunciata. Parafrasando il titolo di una delle opere più note di un grande scrittore della narrativa contemporanea Gabriel Garcia Marquez, possiamo ben comprendere quali siano al giorno d’oggi le angosce e le angherie vissute da chi fa impresa. Il rischio di annegare nelle acque sempre più melmose della burocrazia è costantemente dietro l’angolo, preludio, appunto, di una morte annunciata. Le imprese vivono quotidianamente giorni di ordinaria follia. E non per colpa della tanto conclamata crisi economica. O meglio non soltanto per quella. Il nemico numero uno è la Stato quando assume le vesti del despota. Il suo braccio armato è il fisco che anziché riscuotere il giusto, e trasformarlo poi in servizi per la comunità (attuando uno dei principi cardine dello Stato moderno), contribuisce a trasformare il nostro Stato in uno Stato di polizia tributaria. Lo Stato italiano dopo molti anni ha deciso (accadde nel 2013 con vari decreti varati dal Governo presieduto da Mario Monti) di saldare i suoi elevatissimi debiti (oltre 100 miliardi) con i propri creditori, ovvero le imprese che con il loro lavoro consentono di mettere in moto l’economia e contribuiscono a far crescere il prodotto interno lordo del Paese. Utopia. Ma non quella che richiama il titolo della celebre opera dell’immenso Tommaso Moro, ma la constatazione dell’irrealizzabilità di un sogno. Altro che pagare i debiti contratti dalla pubblica amministrazione verso le imprese. Lo strumento che consente allo Stato, nello specifico all’INPS, di prenderti per la gola e taglieggiarti a suo uso e consumo, prende il nome di DURC. Cos’è il DURC ?. Semplice. E’ l’acronimo di Documento Unico di Regolarità Contributiva. Trattasi in buona sostanza di una farsa in salsa tipicamente italiana, studiata ad arte per prendere in giro i contribuenti, i quali spesso non riescono a versare i contributi proprio perché lo Stato è inadempiente. Il Documento Unico di Regolarità Contributiva è un certificato unico che attesta la regolarità di un’impresa nei pagamenti e negli adempimenti previdenziali, assistenziali e assicurativi nonché per gli altri obblighi previsti dalla normativa vigente nei confronti di INPS, INAIL, CASSA EDILE. Il DURC deve essere richiesto e prodotto dall’impresa aggiudicatrice ed esecutrice dei lavori per tutti gli appalti pubblici. Ed ecco che va in scena il teatro dell’assurdo (non quello però caro a drammaturghi come Eugene Ionesco e Samuel Beckett) ma quello che vede sfortunati protagonisti le piccole e medie imprese, coloro cioè che costituiscono la carne viva del nostro tessuto economico. Lo Stato è debitore, come abbiamo in precedenza sottolineato, verso le aziende per lavori eseguiti e mai pagati oppure pagati in parte ed in ritardo. Lo stesso Stato, tentacolare e mostro, in questo caso, a più teste, come l’Idra di Lerna, figura cara alla mitologia greca, pretende dalle medesime imprese il pagamento sino all’ultimo centesimo delle numerose incombenze inglobate nel DURC. L’Inps utilizza il DURC come una sorta di strumento coercitivo, in chiave ricattatoria. La regola “colpevole fino a ragionevole dubbio” viene stravolta. E’ sufficiente, infatti, il mero sospetto che, ad esempio, il dipendente di turno, non si trovi con i conteggi, che automaticamente l’INPS procede d’imperio alla sospensione del DURC per 15 giorni, prorogabili a 45, per verifica. Nel frattempo, udite, udite, l’azienda che deve procedere ad incassare dopo molto tempo il dovuto dalle pubbliche amministrazioni, in virtù del DURC sospeso, non può ricevere un bel nulla e rimane con il classico pugno di mosche in mano. Conditio sine qua non affinché la pubblica amministrazioni paghi è la regolarità del DURC presso l’INPS. Dov’è l’inghippo, voluto ovviamente e che configura un sistema di estorsione consapevole. Il sistema è congeniato in maniera tale che alla semplice comunicazione di verifica da parte dell’INPS (quindi tutto ancora da verificare negli importi se sono o meno dovuti dall’azienda) si “invita” l’impresa a regolarizzare la posizione. Ovvero si applica il principio Solve et repete: prima paghi e poi eccepirai se ne avrai le risorse ma già sapendo che passeranno anni. L’INPS in buona sostanza ti comunica che se vuoi lavorare ed incassare somme dovute dalla P.A. devi pagare importi previdenziali, assicurativi e quant’altro, ancora non accertati. Il tutto stravolgendo uno dei principi sacrosanti dello Stato di diritto, quello moderno, nato dalla Rivoluzione Francese (quella che decapitò un Re che se infischiava delle pretese dei cittadini, considerati ancora sudditi). Uno Stato di diritto contempla che dapprima si accerti che sia commessa una irregolarità e poi si commina una sanzione. Abbiamo dunque a che fare con uno Stato bugiardo, testimoniato da una tassazione che assorbe il 50% del fatturato delle imprese, con un costo del lavoro esasperato, che con una mano pretende subito percentuali abnormi e dall’altra non paga, non consente compensazioni, promettendo di pagarti ma previo DURC. Quanto basta insomma per non rimanere più inerti ma provare a reagire contro lo stato centrale, le sue articolazioni regionali e periferiche, per difendere il diritto al lavoro, il diritto ad esercitare attività di impresa, diritti tutelati e scolpiti nella Costituzione repubblicana. Ecco perché si sta valutando di procedere con una sorta di Class Action, non disdegnando peraltro l’ipotesi di presentare un dettagliato esposto alla Procura della Repubblica. Occorre fermare un fisco arrogante, sprezzante dei diritti più elementari, vessatorio nei confronti del cittadino. Ora o mai più”.  

  

redazione

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