Di Alessia Maria Di Biase.
Il 23 Maggio si ricorda la “strage di Capaci” consumata nel 1992. Strage nella quale persero la vita il Giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca e tre uomini della scorta; lo stesso triste destino che, il 19 Luglio dello stesso anno, non risparmiò neppure il Giudice Paolo Borsellino.
E’ grazie a loro che è stata istituita e dedicata la Giornata della Legalità, appunto il 23 Maggio.
Tante le iniziative che ogni anno vengono intraprese dalle Istituzioni per ricordare i due Giudici, la loro lotta senza paura contro la mafia e il loro amore per la giustizia, più forte anche dell’amore per loro stessi, per la famiglia e per le loro stesse vite.
Una carriera esemplare al servizio della giustizia, come di poche ne abbiamo viste in seguito.
Non a caso, uno tra i più prestigiosi atenei romani, “La Sapienza”, ha scelto di dedicare l’aula uno della facoltà di Giurisprudenza proprio a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
La parola Legalità, insieme con Libertà e Diritto, è sicuramente una delle più utilizzate, abusate e travisate, spesa il più delle volte a uso e consumo del beneficiario.
Nonostante gli sforzi però, i cittadini sono sempre più sf
iduciati nei confronti della giustizia, purtroppo il sistema processuale italiano è al collasso, i tempi per la pronuncia di una sentenza sono lunghi e non esiste più la certezza del diritto.
Quante volte abbiamo visto situazioni sostanzialmente uguali disciplinate in modo diverso o quanto meno sproporzionato, inducendoci sempre di più nella erronea tentazione di farci giustizia da soli.
Ma bisogna fare attenzione perché uno Stato senza regole è uno Stato incivile, e l’obiezione che molti sollevano secondo cui le leggi vengono trasgredite perché non esiste una corretta punizione, non regge più il confronto.
Questa scuola di pensiero è tanto sbagliata quanto pericolosa poiché, ragionando in questa direzione, abbiamo solo due vie di uscita: l’anarchia, dove ognuno fa quello che vuole incondizionatamente, e la schiavitù, dove a prevalere è il più forte a discapito del più debole.
E allora, anche se a volte è difficile rispettare le regole perché non sempre la legge è uguale per tutti, tra le due strade l’alternativa migliore resta sempre la democrazia.