In viaggio nel cuore del Saharawi. De Santis e Spertini: “Un popolo cacciato dalla sua terra. L’occidente? Indifferenza vergognosa”

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Luigi De Santis con bambino Saharawi

Sono a Formia da pochi giorni. Negli occhi hanno ancora l’ocra del deserto, i volti dei bambini, la rabbia che si prova davanti a un’ingiustizia. I delegati Luigi De Santis e Fulvio Spertini sono partiti alla volta del Saharawi a nome del sindaco e dell’amministrazione comunale. Rigorosamente a proprie spese, accompagnati da Marcello Lucciola, presidente della onlus che, da dieci anni, ogni estate, ospita bambini provenienti da questo lembo martoriato di Sahara. Nei campi profughi del Saharawi l’ex assessore è ormai praticamente di casa. Porta con sé medicine, alimenti, denaro, tutto quanto riesce a metter su con le attività dell’associazione “Formia-Saharawi onlus”. Il gemellaggio è servito negli anni a dare assistenza a centinaia di bambini bisognosi di cure mediche ed interventi chirurgici.

La situazione resta grave. Da quando il Marocco ha invaso il Sahara occidentale, il popolo Saharawi vive in territorio algerino, nei campi allestiti nel cuore dell’Hammada, uno dei deserti più inospitali della Terra. Da 38 anni vivono senza patria, dimenticati dal mondo e dall’Europa che continua a non riconoscere l’indipendenza della Repubblica Popolare. Un popolo monco, fatto di donne e bambini. Gli uomini sono al confine, armati, costretti a difendere le frontiere di una terra senz’acqua, cotta da un sole che l’estate fa schizzare le colonnine di mercurio ben oltre la soglia dei cinquanta gradi. La vita è difficile. L’acqua, trasportata da vecchie autobotti, viene stipata in otri di gomma che somigliano a grossi materassi a due piazze. Ogni abitazione ha a disposizione 60 litri al giorno. Non uno di più. Mancano medicine, letti. Il cibo è povero, come le razioni da dividere in tanti.

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Villaggio Saharawi nel cuore del deserto

“Siamo partiti per conoscere il dramma di questo popolo – spiegano i delegati Luigi De Santis e Fulvio Spertini – e gli effetti dei contributi stanziati negli anni dal Comune. In questo viaggio abbiamo portato 100 chili di medicinali che sono stati consegnati all’ospedale di Rabouni e denaro per circa due mila euro: servirà a proseguire il progetto per dotare di condizionatori le sale di degenza. Intervento necessario visto che lì tra maggio e settembre la temperatura sale a quasi 60 gradi. Contestualmente, abbiamo consegnato cinque mila euro al governatore di Layoun per l’acquisto di latte in polvere destinato ai bambini da 0 a 6 mesi, fondi raccolti con le attività di beneficenza promosse dall’associazione ‘Formia – Saharawi’. Grazie alla generosità dei formiani tanti bambini sono stati salvati”. Molto altro c’è da fare. “Il direttore dell’ospedale – spiegano De Santis e Spertini – ci ha chiesto letti, materassi, lenzuola, suppellettili minime per garantire un servizio ospedaliero degno di tal nome”.

3 La delegazione formiana con gli aiuti umanitari all'aeroporto di Algeri
La delegazione formiana con gli aiuti umanitari all’aeroporto di Algeri

Ci sono immagini, spiegano, che restano conficcate nella memoria. Impossibili da cancellare. “Una donna operata tre volte di peritonite, stesa per terra con una flebo nel braccio, gli occhi fissi, disperati; una appena uscita dalla sala parto, adagiata su una coperta con il bambino in grembo; il sorriso del dottor Kalil quando ci ha visto entrare in ospedale con i pacchi contenenti le medicine. “Ci aiuteranno a salvare qualcuno’ ha detto. Sono cose che ti entrano dentro”.

Durante il viaggio, la delegazione formiana ha incontrato Mohammed Marud, Ministro della Gioventù della Repubblica Popolare del Saharawi. “A ottobre – spiegano Spertini e De Santis – verrà a Formia per un incontro con le scuole. Abbiamo conosciuto un popolo cacciato dalla sua terra e costretto a vivere ramingo in uno dei luoghi più inospitali della terra. Un popolo pieno di dignità che lotta per la sopravvivenza nell’indifferenza del mondo occidentale, dell’Europa, della stessa Italia che non vuole riconoscerne l’indipendenza. Il Comune di Formia continuerà a dare il suo contributo. Vogliamo sensibilizzare i nostri ragazzi, trasformare la nostra esperienza in un’occasione educativa perché il dramma del Saharawi stimoli in loro riflessione, solidarietà e consapevolezza delle ingiustizie contro le quali è giusto continuare a lottare”.

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