Il passato è la base del futuro, e ricordare serve a far sì che il futuro sia migliore.
Questo lo scopo della “Giornata della Memoria”: non dimenticare gli orrori verificatisi durante la Seconda Guerra Mondiale a discapito di Ebrei e minoranze etniche.
Gli studenti del Liceo Scientifico “E. Fermi” di Gaeta, il giorno 28 gennaio, grazie al critico cinematografico e teatrale Alessandro Izzi, che ha inaugurato il nuovo ciclo di conferenze degli ex alunni dell’Istituto, hanno avuto modo di scendere nella profondità di una orribile realtà che nella riproduzione filmica è spesso solo una rappresentazione e per lo più parziale.
Il relatore, non solo critico teatrale e cinematografico, ma anche scrittore di opere letterarie e teatrali come “I topi nel muro” e “La valigia dei destini incrociati” che raccontano della Shoah, ha condiviso con i liceali il suo lavoro di analisi effettuato su più di cento opere cinematografiche, analizzando in primo luogo quelle italiane.
Il tema che è stato efficacemente condiviso con i presenti alla conferenza, è quello del filtro adoperato dai registi italiani nel raccontare gli avvenimenti della Shoah che hanno evidenziato gli ideali dell’etnia predominante a discapito dell’oggettività dei fatti. A conferma di ciò, è stato preso come esempio il film “L’ebreo errante”, diretto da G. Alessandrini, dove la chiave di lettura è la conversione alla fede e ai valori cristiani, principio con il quale nel nostro Paese è stato giustificato l’orrore della Shoah, tale principio è purtroppo percepibile nella maggior parte dei film diretti da registi italiani insieme alla parabola narrativa che prevede la conclusione attraverso il sacrificio di uno dei protagonisti per un sentimento di solidarietà tipicamente cristiano.
Anche il pluripremiato film “La vita è bella”, apprezzato dalla critica internazionale, è stato analizzato attentamente, rivelando lacune di fondo: una per tutte la conclusione nella quale la famiglia italiana cattolica si ricongiunge e festeggia il ritorno del bambino, senza tener conto della mancanza del padre ebreo Guido Orefice (Roberto Benigni), morto nel campo di concentramento per salvare il proprio figlio.
Ciò che ha lasciato aberrazione nei presenti, è stata la rivelazione dell’esistenza di un genere chiamato “nazi exploitation”, che ha come carattere fondamentale l’erotismo ambientato durante la Shoah. Il genere ha origine dalla testimonianza di un ebreo deportato, il quale per esorcizzare il ricordo dell’orrore subito dalla sorella rinchiusa in un bordello nel campo di concentramento, ha deciso di condividere quei fatti deplorevoli. Poi questo genere venne estremizzato al punto da diventare porno.
A questa analisi accurata e rivelatrice di una realtà prevalentemente meschina, hanno fatto seguito anche esempi positivi come “Concorrenza sleale”, di E. Scola, il quale ha il merito di introdurre un differente punto di vista, rispetto a quello canonico, del campo di concentramento, focalizzandosi sull’angolo di strada, ritrovo dei bambini, attraverso le cui dinamiche si giunge a capire la cruda realtà.
Izzi ha infine deciso di condividere la lettura di un suo racconto, tratto da un’antologia italiana, intitolato “I tre moschettieri”, che ha lasciato con il fiato sospeso gli auditori anche grazie alla sua capacità interpretativa ed espressiva. Abilmente è riuscito a trasportare i partecipanti all’interno del racconto, facendo loro vivere quelle emozioni trasmesse attraverso le parole e i gesti minuziosamente ed efficacemente descritti, il tutto è sfociato in un prolungato applauso.
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