Articolo a cura dell’Avv. Alessia Maria Di Biase
Nel corso del mio lavoro ho avuto la preziosa opportunità di incontrare la Dott.ssa FILOMENA ALBANO, magistrato, commissario della Commissione Adozioni Internazionali (C.A.I.), Direttore dell’ufficio di cooperazione giudiziaria internazionale civile del Ministero della Giustizia e oggi alla guida dell’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza che ringrazio per questa interessante intervista.
1) Come si può spiegare in parole semplici il ruolo e la funzione dell’Autorità garante?
L’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza è stata istituita nel 2011 per assicurare la piena attuazione e la tutela dei diritti delle persone di minore età secondo le disposizioni della Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. L’Autorità agisce innanzitutto per promuovere l’attuazione della Convenzione e degli altri strumenti internazionali in materia, realizzando progetti volti a diffondere la conoscenza da parte dei bambini e dei ragazzi dei propri diritti e la consapevolezza di esserne pienamente titolari. Per le diverse attività realizzate collabora con le reti internazionali dei garanti, con i garanti regionali e delle province autonome, con le organizzazioni e gli istituti internazionali di tutela e di promozione dei diritti dei minorenni, le organizzazioni no profit e le diverse realtà associative. Nella stessa ottica di collaborazione, l’Autorità segnala al governo, alle regioni o agli enti locali e territoriali interessati, negli ambiti di rispettiva competenza, le iniziative opportune per assicurare la piena promozione e tutela dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, attraverso pareri, osservazioni e proposte.
2) L’autorità ha come scopo quello di tutelare i diritti dell’infanzia, a tale riguardo, qual è stata la battaglia più importante che avete condotto negli ultimi anni?
Non esistono battaglie più o meno importanti quando si parla di diritti di persone di minore età. Tutte le attività che portiamo avanti hanno la massima priorità. Negli ultimi anni abbiamo promosso numerosi progetti, che hanno dato piena esplicazione ai diritti di bambini e ragazzi in condizioni di particolare vulnerabilità. Ad esempio, abbiamo contribuito a dar voce alla battaglia dei care leavers, neomaggiorenni che vivono o hanno vissuto in comunità o in affidamento familiare e che, uscendo dai percorsi di tutela, sono costretti a un improvviso ingresso nel mondo degli adulti.
Di recente poi abbiamo sottoscritto con il ministero dell’istruzione, dell’Università e della ricerca le “Linee guida per il diritto allo studio delle alunne e degli alunni fuori dalla famiglia d’origine”. Il documento – che riguarda gli alunni in affidamento familiare, gli alunni ospitati dalle strutture dei sistemi di protezione, gli alunni stranieri non accompagnati e gli alunni in Comunità sottoposti a provvedimenti dell’autorità giudiziaria minorile in ambito penale – mira ad assicurare pari opportunità nell’accesso all’istruzione, offrendo strumenti adeguati a evitare l’interruzione del percorso scolastico e ogni altro pregiudizio ai bambini e ragazzi, per i quali devono essere definiti percorsi personalizzati.
Inoltre, partendo dal presupposto che con una maggiore consapevolezza del fenomeno gli interventi possono divenire più efficaci, l’AGIA continua a portare avanti un’attività di monitoraggio delle persone di minore età che vivono in comunità residenziali, curando la realizzazione della raccolta sperimentale denominata “La tutela dei minorenni in Comunità”, che offre una panoramica aggiornata sui dati dell’accoglienza.
3) Crede che oggi, i diritti dei minori siano sufficientemente tutelati o c’è ancora molto da fare?
C’è molto da fare, la tutela delle persone di minore età richiede un’attenzione costante e un adeguamento continuo all’evoluzione della società in cui viviamo. Ad esempio, le nuove tecnologie richiedono oggi interventi completamente nuovi rispetto al passato. Bambini e ragazzi hanno accesso a un mare di informazioni grazie a internet, si relazionano attraverso i social media, fanno parte di una realtà globale di comunicazione e condivisione. Se da una parte ciò rappresenta una preziosa risorsa, dall’altra espone i ragazzi a nuovi pericoli, come il cyberbullismo o la fruizione senza filtri di contenuti inappropriati per la loro età, fenomeni che da anni l’AGIA si impegna a contrastare. Il riconoscimento dei minorenni come “persone”, la valorizzazione dei loro diritti di ascolto, di partecipazione e di protezione, previsti dalla Convenzione di New York e garantiti dall’AGIA, costituiscono, pertanto, solo le fondamenta di un sistema di tutele sulle quali c’è sempre da costruire, con un lavoro incessante e sempre attento alle nuove esigenze.
4) Quali sono le tutele messe a disposizione dall’Autorità in tema di adozione internazionale di minori?
L’adozione è una risorsa straordinaria. L ‘Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza non ha competenze specifiche nella fase che precede l’arrivo dei bambini provenienti da adozione internazionale in Italia. Una volta che i bambini sono stati adottati e vivono nel nostro paese la loro condizione è del tutto uguale a quella dei bambini nati in Italia.
Fra le competenze previste dalla legge istitutiva dell’AGIA vi è quella di promuovere il diritto delle persone di minore età ad essere accolte ed educate prioritariamente nella propria famiglia d’origine e, se necessario, in un altro ambito familiare di appoggio o sostituivo. Per questo l’AGIA ha elaborato una serie di interventi e documenti operativi a sostegno di minorenni e famiglie che sperimentano l’esperienza dell’affidamento e dell’adozione. Segnalo, fra i tanti, un importante documento che ha ad oggetto la promozione delle reti dell’affidamento familiare, che si è sviluppato in seno alla XI Conferenza nazionale per la garanzia dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, luogo permanente di collaborazione e confronto tra Autorità garante e garanti regionali e provinciali. Obiettivo principale del lavoro è stata l’elaborazione di un documento operativo, idoneo a racchiudere schematicamente le operazioni da mettere in campo per costruire e sostenere le reti a supporto dell’affidamento, al fine di garantire ascolto e sostegno a tutti gli attori coinvolti nella realtà dell’affidamento.
5) Recentemente è stato introdotto in Italia il ruolo del tutore volontario per minori stranieri non accompagnati, come commenta questa nuova figura?
La legge 47, entrata in vigore a maggio, riorganizza l’intero sistema di accoglienza dei minori stranieri che arrivano in Italia senza genitori o altri adulti di riferimento. Tra le principali novità introdotte c’è quella della figura del tutore volontario: si prevede, in particolare, che presso ciascun Tribunale per i Minorenni venga istituito un apposito elenco cui potranno essere iscritti privati cittadini, selezionati e adeguatamente formati da parte dei garanti regionali e delle province autonome. Da questo elenco il giudice potrà selezionare un tutore volontario per ogni minore. La funzione del tutore è gratuita e volontaria e va precisato che il minore non vive con il tutore (tranne che questo non sia anche affidatario), ma risiede in strutture di accoglienza o presso famiglie affidatarie. Quella che siviene configurando è un’idea di tutela del tutto nuova: non solo rappresentanza giuridica in senso stretto, ma figura attenta alla relazione con i ragazzi, capace di farsi carico dei loro problemi ma anche di farsi interprete dei loro bisogni e garante dei loro diritti.
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