“Le dichiarazioni del pentito Carmine Schiavone, peraltro già note agli addetti ai lavori dalla fine degli anni Novanta ma in questi giorni rese di dominio pubblico grazie alla rete, pongono inquietanti domande e impongono immediate e accurate indagini da parte sia delle Procure ordinarie coinvolte, sia delle DDA competenti che dello stesso Procuratore Nazionale Antimafia.
Si parla di 5 milioni di cittadini che tra il Lazio (precisamente, la zona in cui viviamo, il litorale laziale) e la Campania sarebbero condannate a morire a causa degli effetti cancerogeni scatenati dall’interramento di rifiuti tossici e addirittura radioattivi. Il tutto con l’avallo concretatosi con i silenzi, le omissioni, la superficialità, la sottovalutazione, la mancanza di controlli di chi era preposto e pagato per tutelare i cittadini, anche se, da quanto afferma il pentito, non mancherebbe la complicità più fattiva di politici, magistrati e forze dell’ordine.
Non si può non censurare, in ogni caso, la circostanza che in venti anni, l’Amministrazione Provinciale e le forze dell’Ordine a tanto tenute, non abbiano ritenuto di effettuare saggi lì dove indicato (con tutti i dettagli da Schiavone che ha fornito persino marche, modelli e targhe dei camion che sversavano), né di bonificare le aree o di fare indagini anche partendo da uno screening dei morti per tumore nella zona del Lazio incriminata.
Moriremo per mano della mafia o di chi, deputato alla nostra tutela, si è mostrato sprezzante del valore delle vite umane, in cambio di potere e denaro?
Il Comune di Formia, tra i più colpiti, a causa della sua ubicazione nel sudpontino-litorale laziale, da questi fatti, darà battaglia in tutte le sedi e contro chiunque verrà ravvisato responsabile degli stessi. Intanto, si rivolgerà, senza indugio, direttamente al nuovo Procuratore Nazionale Antimafia perchè faccia luce su questo annunciato sterminio di massa e coordini velocemente le indagini per dare risposte ai cittadini nel tentativo forse insperato di arginare il maturare di ulteriori danni.”
Le dichiarazioni di Patrizia Menanno, delegato a trasparenza, legalità
“E’ di questi giorni l’intervista rilasciata da Carmine Schiavone a SKY a cui è stata data molta risonanza sui giornali e sui social network. Ognuno di noi è stato colpito da una o più delle sue affermazioni e ognuno di noi dà una lettura personale o esprime un giudizio morale, politico, antropologico, sociale, di costume su quanto da egli dichiarato e ne trae le conclusioni: chi arrendendosi e ritenendo vano ogni sforzo di contrasto, chi invece convincendosi sempre più di quanto sia indispensabile che i cittadini tutti si impegnino direttamente e personalmente in una vita all’impronta della legalità partendo dalle piccole cose, dal rifuggire scorciatoie, raccomandazioni per posti di lavoro e soprattutto imparando a rispettare le regole.
Dileggia sornione Maroni che si vanta del “modello Caserta” (una task force di investigatori e militari per le strade a fare posti di blocco), nato dalla volontà di contrastare il fenomeno del clan dei Casalesi (che non è un fenomeno ordinario di camorra, parole di Maroni) e descritto dall’allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi come “l’antimafia dei fatti contro l’antimafia delle chiacchiere” e lascia intendere che senza il suo contributo i processi Spartacus I e II non si sarebbero conclusi con le pesanti condanne che tutti conoscono. Ed ha ragione Schiavone. Come ha ragione allorquando afferma che non lo rifarebbe. Quell’istituto che è nato come uno strumento indispensabile per colpire e smantellare le mafie oggi è divenuto, grazie alla politica, un’aberrazione istituzionale. Oggi Schiavone non gode più della protezione dello Stato, perchè lo Stato abbandona in maniera vergognosa, incivile e senza scrupoli sia i collaboratori che i testimoni di giustizia, una volta che non servono più.
Ed è per questo che Carmine Schiavone ricorda un po’ Don Abbondio, perchè come Don Abbondio ha scelto la sua vita e l’ha vissuta (prima da massimo esponente della Cupola, poi da pentito, oggi da pentito abbandonato dallo Stato) in un sistema di schiavitù volontaria ma indipendente. Attraverso le sue parole viene delineato un ritratto credibile e disperato dell’Italia, quella delle mafie, degli sbirri che portano rispetto ai malavitosi (informandoli addirittura dei movimenti che li riguardano), dei faccendieri che concludono affari economici con le mafie, di falliti che pur di entrare in politica si assicurano voti elettorali che altrimenti non prenderebbero mai e che ricambieranno una volta eletti con licenze edilizie, appalti e facendo concludere affari finanziari e commerciali nei settori più appetibili della vita quotidiana, dalla sanità pubblica allo smaltimento dei rifiuti. Il tutto ovviamente noncuranti delle ripercussioni che spesso le azioni illegali che essi favoriscono hanno a medio e lungo termine sul bene più prezioso dei cittadini: la salute!
“A Latina e nel sud pontino moriremo tutti di cancro!”
Più che ringraziare Schiavone per averci previsto le cause della nostra morte, forse dovremmo ringraziare personaggi che, come Cusani, continuano da anni a dire che la mafia non c’è!!
Ma la cosa più scandalosa dell’intervista è che, ciò di cui oggi tutti parlano, è noto da almeno due decenni e non è stato alzato un dito per verificarne seriamente i fondamenti (si parla di scavi effettuati a sei metri di profondità mentre Schiavone ha sempre riferito che i rifiuti tossici e radioattivi sono sepolti a 18 metri di profondità). E la Provincia di Latina con tutto il suo apparato amministrativo-burocratico e di polizia poteva non sapere? E le Procure competenti hanno dato seguito a quanto emerso negli atti del processo?
Le responsabilità dei cinque milioni di morti che avverranno e in parte sono avvenute sono solo dei casalesi o di chi ha omesso, permesso, acconsentito, taciuto ed è il complice principale?
Chiediamo ora e lo chiederemo con forza in tutte le sedi istituzionali che si faccia chiarezza definitivamente ed in tempi brevi perchè i cittadini hanno il diritto di conoscere ed essere risarciti per i danni irreparabili subìti o subendi.”
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fonte: comunicato stampa