“La fede non è riuscita a fare breccia nelle mie convinzioni che hanno ispirato la mia quotidianità comportamentale, ma ciò non toglie che la figura della Madonna abbia nel messaggio evangelico e, per me, nell’esempio concreto di vita vissuta, una innegabile valenza, soprattutto come immagine reale di chi applica alla sua azione materna l’autentica misericordia”. Sono le parole di Olga Di Serio, vedova D’Antona, risuonate nella chiesa dell’Annunziata di Itri nel corso del 18° convegno che tradizionalmente è solito segnare l’apertura dei festeggiamenti patronali della Madonna della Civita. Ideato da Orazio La Rocca, giornalista vaticanista, organizzato e curato nei rapporti con il mondo dell’informazione da Amedeo Masella, il convegno di quest’anno, che aveva come tema “La Chiesa delle donne”,ha visto sedute al tavolo dei relatori, cinque figure di donne che hanno giganteggiato nell’approfondire argomenti legati alla figura della Madonna e della donna in generale nell’ambito della Chiesa, con vedute che provenivano da persone sia con formazione laica che con convinte basi religiose. Erano: suor Maria Rita Falco, giornalista, scrittrice e religiosa vicino ai malati di aids di Villa Gloria Roma; Rosanna Virgili, biblista e docente alla Pontificia Università Lateranense; Ritanna Armeni, storica firma de Il Manifesto, ex portavoce di Fausto Bertinotti al tempo del suo incarico di presidente della Camera e attualmente condirettrice dell’inserto mensile dell’Osservatore Romano, quotidiano della Santa Sede; Pamela Villoresi, che sta portando in giro l’opera teatrale che presenta la figura di Santa Teresa d’Avila, e Olga Di Serio vedova di Massimo D’Antona, il giuslavorista ucciso dalla Brigate Rosse nel 1999. Ogni intervento, seguito da un pubblico attento nonostante l’asfissiante calura, ha approfondito valori che sembrano lontani dalle riflessioni di chi si interroga sulla dedizione agli altri. E le relatrici, senza fare riferimento alle pur lodevoli vocazioni sociali che sorreggono il loro impegno, hanno presentato le figure femminili della Chiesa nella loro valenza materna e misericordiosa. Non si è trattato di un indottrinamento bigotto, ma di una razionale disamina di situazioni che “potrebbero fornire, qualora applicate da tutti, risposte taumaturgicamente valide per allontanare i pericoli della solitudine esistenziale e, di conseguenza, delle risposte violente assurdamente improponibili che le cronache dei giorni nostri riportano alle nostre orecchie e ai nostri occhi”. Al termine, lo scultore Vito La Rocca ha fatto dono, ad ognuna delle relatrici intervenute, di un bassorilievo realizzato da lui a ricordo dell’evento. (nella foto lo vediamo mentre consegna la scultura alla D’Antona)
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