L’omaggio del sassofonista afro-partenopeo al grande Pino Daniele, con quel bacio finale lanciato verso il cielo, merita un lungo e ripetuto applauso che la dice lunga sull’atmosfera che si è già creata e che durerà per tutta la serata.
L’ultima dell’ottava edizione della manifestazione denominata Jazz al Castello e la sesta del Gaeta Jazz Festival organizzato da Armonia (International Foundation of Arts) con il Comune di Gaeta e il Comando della Scuola Nautica della Guardia di Finanza.
Il pubblico, foltissimo e superiore ad ogni aspettativa, è tutto per James! E’ arrivato appositamente per lui, da vicino e da lontano, orecchie e occhi solo per lui. “Succede sempre così – commenta Senese senza falsa modestia- a Gaeta è successo stasera quello che puntualmente si ripete ad ogni concerto… ovunque: a Napoli, Milano, Palermo…
Faccio ascoltare quella musica che arriva dritta al cuore, la musica che altri non fanno e che molti non ascolterebbero in nessun altro posto.
“Cosa fa fare l’amore!” Già! E cosa fanno fare la musica, la passione per la musica, la passione per la vita… La vita che, “come una giostra”, viene e va, conquista e delude, regala sogni e ti presenta poi l’amaro conto delle sofferenze. Eppure, spiega James proprio all’inizio del concerto, la “malasorte” non è “questione di sfortuna” (o di monacieglie come sottolinea per farsi capire dai tanti partenopei e campani presenti), ma di “mancanza di quei sentimenti che, invece, occorrebbe recuperare tutti”! Un monito che risuona nell’aria fresca e umidissima che avvolge il Castello Aragonese di Gaeta, a poche ore dall’ultimo temporale di una domenica che sembra già autunnale… A scaldare i cuori, però, ci sono i ritmi intensi, le atmosfere mediterranee, quell’intreccio straordinario di tradizione e avanguardie con tanta tanta Africa, tantissimo Sud, melodie orecchiabili e mescolanze felici. E poi il batterista che picchia veramente forte, che evoca suoni ancestrali che riportano alla notte dei tempi, alle origini di un mondo che vuole e deve liberarsi da troppe catene inutili e dannose. Picchiano tutti su piatti, tastiere e corde… Napoli Centrale si fa sentire, è trascinatrice di sensazioni catartiche nelle quali davvero tutti si ritrovano.
Lo si vede bene nella richiesta del bis, quando buona parte del pubblico si alza in piedi e affolla lo spazio tra palco e platea. Lo comprende bene James e torna al suo sax, per suonare almeno altri quattro pezzi, ricambiando affetto e attenzione ricevuti in così larga misura. Canta James, tiene come i fili di marionette impazzite che esalta e cerca di calmare, cambiando ritmi in modo frenetico e…terapeutico.
Si sfoga, insomma, il pubblico, diventa protagonista, urla e si domina, balla e si controlla, ascolta e pretende. Lo sa, James, e asseconda il tutto. Da regista sapiente, da fratello maggiore, da animatore esperto. E’ il “suo” pubblico, chiederà autografi e fotografie, strette di mano, abbracci innocenti, attenzione. Occorre ricambiare tanto amore.
E James si lascia circondare, scambia quattro chiacchiere con i fans, li saluta, risponde a tono alle battute, si mette in posa per le tante foto-ricordo, firma autografi su foglietti, cappellini, cartoncini, fotografie, locandine.
Ha accontentato proprio tutti e finalmente si può allontanare, seguito da un soddisfattissimo e commosso Roberto Sasso, l’anima del Gaeta Jazz Festival, che non ha davvero più fiato per ringraziare, commentare, dare appuntamento al prossimo evento. Quello del 18 agosto, in piazza Mazzoccolo, rione Porto Salvo, con il cantante Marvin Parks.
Sandra Cervone
Foto: Enrico Duratorre
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