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Johnny Allen Hendrix: il Cherokee del Blues.

Johnny Allen Hendrix (in seguito ribattezzato James Marshall) nasce a Seattle, stato di Washington, il 27 novembre del 1942 da padre afroamericano e madre di sangue indiano Cherokee. Completamente autodidatta, si forma musicalmente sui dischi blues di Robert Johnson e B.B. King, Muddy Waters e Howlin’ Wolf, mostrando anche una precoce passione per il nascente rock’n’roll. A fine anni ’50 milita nelle prime band giovanili, i Velvetones e i Rocking Kings; poi, nel 1961, si arruola come paracadutista nell’esercito degli Stati Uniti, e nella base di Fort Campbell (Kentucky) dove presta servizio e fa amicizia con Billy Cox, un bassista con cui forma un altro gruppo musicale (i King Casuals). Feritosi alla schiena dopo un lancio con il paracadute viene congedato e può dedicarsi a tempo pieno alla coltivazione del suo straordinario e intuitivo talento musicale (non imparerà mai a leggere e scrivere la musica): si procura ingaggi come chitarrista ritmico per conto di nomi importanti del circuito blues, r&b e rock’n’roll (Sam Cooke, Isley Brothers, Ike and Tina Turner, Curtis Knight, Little Richard: qualche incisione di quel periodo affiorerà più avanti in dischi di qualità scadente e interesse puramente collezionistico) e nel 1965 forma la sua prima band professionale, Jimmy James and the Blue Flames, assumendo per la prima volta il ruolo di frontman e di chitarrista solista. Con il nuovo gruppo si esibisce nei locali del Greenwich Village newyorkese e proprio in uno di questi, il Cafe Wha?, viene notato nel ‘66 da Chas Chandler, bassista degli Animals. Il musicista inglese decide di fargli da manager, gli fa firmare un contratto e lo convince a trasferirsi a Londra. E’ lui a cambiargli il nome d’arte in Jimi e a reclutargli come accompagnatori il batterista Mitch Mitchell e il bassista Noel Redding: nasce la Jimi Hendrix Experience. Dotato di un talento straordinario e di una fantasia senza limiti che lo porteranno a rivoluzionare lo stile, la tecnica e le possibilità della chitarra elettrica (soprattutto nell’uso del feedback, del fuzz e dei distorsori), Jimi diventa in pochi mesi il nome più chiacchierato della scena musicale londinese grazie ad esibizioni poi divenute leggendarie durante le quali suona lo strumento anche con i denti o tenendolo dietro la schiena. All’inizio del 1967 il primo singolo “Hey Joe” (uno standard per molte garage band dell’epoca) ne conferma la prorompente creatività, raggiungendo il numero 6 delle classifiche di vendita inglesi. Grazie a titoli come “Foxy lady” e “Fire”, “Manic depression” e “Red house”, l’album ARE YOU EXPERIENCED? che esce poco dopo cambia per sempre orizzonti, prospettive e ambizioni della musica rock marcando uno dei punti più alti della stagione psichedelica; altrettanto incisivi ed epocali sono i singoli pubblicati nel periodo, la lisergica “Purple haze” e la melodica ballata “The wind cries Mary”, inclusi nella raccolta SMASH HITS e nelle successive ristampe su cd dell’album d’esordio. Nel giugno del ’67 fa scalpore la partecipazione di Hendrix al festival di Monterey: fascia colorata sotto i ribelli riccioli neri, abito a sbuffi dai colori sgargianti e pose da sciamano del rock, il chitarrista afroamericano conclude il suo travolgente show con una selvaggia esecuzione del classico “Wild thing”, durante la quale dà fuoco alla sua Fender Stratocaster. La performance desta enorme impressione nel pubblico presente e in chi ne rivedrà in seguito le immagini immortalate dal film documentario girato dal regista D.A. Pennebaker. Da quel momento Hendrix è una star anche in patria e sulla scena mondiale, applauditissimo in concerto, lodato per il coraggio e le idee innovative dei suoi dischi. AXIS: BOLD AS LOVE, anch’esso del 1967, è un disco fortemente ispirato dalla cultura delle droghe, in cui spicca la voglia di sperimentazione del musicista ben coadiuvato in studio da Eddie Kramer, ingegnere del suono di fiducia. L’anno successivo il doppio ELECTRIC LADYLAND (il nome è ricavato dagli studi di registrazione, Electric Lady, che il musicista si è nel frattempo costruito a New York) è un altro capolavoro, in cui spiccano il blues rivoluzionario di “Voodoo chile” e la cover di un brano di Dylan allora sconosciuto, “All along the watchtower”. Poco dopo, però, cominciano ad avvertirsi i primi scricchiolii: gli Experience si sciolgono, Hendrix è stanco, consumato dall’eccessivo uso di droghe e indeciso sulla direzione artistica da prendere. Forma un nuovo ensemble, i Gypsy Sun & Rainbows (vi militano tra gli altri il batterista Mitchell e il vecchio amico Billy Cox), con cui si esibisce nell’estate del 1969 al festival di Woodstock: ancora una volta le immagini del film omonimo e la stravolta versione dell’inno americano “Star-spangled banner” ne fanno il simbolo di una intera generazione alla disperata ricerca di ideali alternativi e contraria alla guerra del Vietnam. Ma anche quell’avventura dura poco: Jimi, all’inseguimento di un nuovo ideale di musica che sta prendendo forma nella sua mente, torna alla formula del trio con la Band of Gypsys, insieme a Cox (basso) e al possente batterista Buddy Miles, già negli Electric Flag di Mike Bloomfield. Dalle loro esibizioni del 31 dicembre 1969 e del 1° gennaio 1970 al Fillmore East di New York viene ricavato un omonimo album live pubblicato nel 1970 (e nel 1999 allargato a un doppio cd live). Nei mesi successivi l’inquieto chitarrista resuscita gli Experience, ancora con Mitchell ma con Cox al posto di Redding: ma proprio mentre il trio sta lavorando a un ipotetico nuovo album doppio dal titolo provvisorio di “First days of the new rising sun”, il 18 settembre del 1970 Hendrix muore nella sua stanza d’albergo a Londra soffocato dal suo stesso vomito dopo un’assunzione eccessiva di barbiturici: solo tre settimane prima aveva tenuto un concerto al Festival dell’Isola di Wight, più volte anch’esso ripreso su disco a dispetto della scarsa qualità tecnica e anche artistica della esibizione. Da quel momento sull’eredità musicale del grande chitarrista si scatena una furibonda battaglia legale e commerciale senza esclusione di colpi che vede coinvolti ex manager, oscuri discografici e gli eredi del musicista capeggiati dal padre Al e dalla sorellastra Janie: ne segue la pubblicazione di un’infinità di dischi spesso pleonastici quando non semplicemente truffaldini, antologie più o meno raffazzonate e cialtronesche, dischi dal vivo di qualità discreta o più spesso di infimo ordine. Ripreso in mano dalla Experience Hednrix (anche se il discografico John Hillman continua imperterrito a pubblicare live e rarità con la sua etichetta Purple Haze vantando contratti firmati a suo tempo col musicista), il catalogo viene rimasterizzato e aggiornato, con l’aggiunta di numerosi live (con il marchio Dagger), di una edizione ricostruita del “quinto album” mai uscito (il succitato FIRST DAYS OF THE NEW RISING SUN) e, nel 2010, con un disco di outtakes inedite di studio, VALLEYS OF NEPTUNE. In contemporanea al passaggio della distribuzione a Sony Music, anche gli album classici vengono riproposti in vinile ed edizione “deluxe” cd+dvd. Per ricordare il quarantesimo anniversario dalla morte, a novembre viene pubblicato il cofanetto con cinque CD e un DVD: WEST COAST SEATTLE BOY – THE ANTHOLOGY, che comprende pezzi inediti tra il 1964 e il 1970.

 

 

A cura di Luigi Marcelli

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