“La Banca del Tempo”, un’idea di comunità

20140421-155536.jpgLa Banca del tempo può essere considerata un’innovazione sociale. E’ un termometro sociale con cui è possibile misurare la promozione di sé, la cittadinanza attiva, la solidarietà, la capacità di progettazione della comunità d’appartenenza, nella coesione sociale e nella salvaguardia delle diversità individuali, psicologiche e culturali.

La comunità è un luogo deputato alla reciprocità, alla solidarietà, alla condivisione e alla parità. Il denominatore comune di ogni rapporto sociale è il tempo, ma non il tempo della produzione, né il tempo libero, ma il tempo che si può dedicare a se stessi e agli altri. Non siamo padroni del tempo, anche se pretendiamo di esserlo in tutti i modi. Esso ci sfugge, non ci basta mai, non riusciamo ad allungarne la durata nemmeno per un secondo. Ecco perché dobbiamo imparare ad usarlo meglio, non per un tornaconto utilitaristico, ma per comprendere gli altri, per costruire relazioni, per l’incontro, per fondare la propria comunità. Il significato etimologico di comunità è il seguente: “cum munus”, “con dono”, scambio reciproco con gli altri di beni, servizi e saperi, di ciò che abbiamo o sappiamo fare, delle ore che possiamo dedicare alla nostra comunità. Questa è la Banca del tempo. Essa è uno strumento semplice, facile da capire, concreta nei fatti, ma anche difficile da spiegare, contraddittoria e rischiosa nei fondamenti, perché nella relazione della reciprocità indiretta (dare a qualcuno e ricevere da qualcun altro) si accetta il rischio che si può dare e non ricevere quando si chiede. Proprio qui sta la sua più profonda innovazione sociale, tale però che può aiutarci a ricomprendere e a riproporre un modello più umano della nostra società.

Breve biografia di Paolo Coluccia
Dottore in Pedagogia, osservatore socio-economico indipendente e saggista, ad una formazione psicopedagogica e filosofica associa una buona conoscenza della legislazione sociale e del lavoro.
Si è interessato di Sistemi di scambio locale non monetario e di Banche del tempo, intravisti come spazi sociali d’interazione e di comunicazione sociale, su cui ha scritto vari libri, come La Banca del tempo (Bollati Boringhieri, Torino 2001, Introduzione di Serge Latouche), La cultura della reciprocità (Edizioni Arianna, Casalecchio 2002), Il tempo… non è denaro! (BFS, Pisa 2003), e vari saggi e articoli apparsi su riviste e siti internet, in particolare Monete locali per il bene comune. Lo spirito del SEL, nel volume collettivo Processo alla globalizzazione curato da Teddy Goldsmith, con prefazione di Serge Latouche, Edizioni Arianna, Casalecchio 2002.
Presente a convegni nazionali e internazionali, è stato in particolare relatore nel laboratorio “Riappropriarsi del denaro” durante il Colloque internationale sur l’aprés-développement – “Disfare lo sviluppo, rifare il mondo”, UNESCO, Paris 2002 e ha introdotto il Seminario sulle “Reti di economia solidale” durante l’European Social Forum di Firenze nel novembre del 2002. Ha, inoltre, partecipato come relatore alle giornate conclusive del Forum elettronico “Per una ripartizione egualitaria del tempo” organizzato dall’Instituto Andaluz de la Muyer, Junta de Andalucia (Espana), Granada, 12 e 13 dicembre 2002.
Dal 2003 al 2007 ha fatto parte del “Centro Interdipartimentale di Studi e Ricerche sull’Utopia” dell’Università di Lecce, che è composto da filosofi, storici e ricercatori in scienze umane e sociali, e del “Movimento per la Società di Giustizia e per la Speranza”, nato nello stesso Centro, animato dal prof. Arrigo Colombo, docente emerito della stessa Università.
È in corrispondenza con l’Istituto di Terapia Cognitiva di Santiago del Cile (fondato da H. Maturana), il cui attuale
direttore è Alfredo Ruiz, del quale ha tradotto in italiano numerosi saggi e conferenze, pubblicati nella sua casa editrice virtuale Lilliput-on-line.

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