Venerdì scorso il Laboratorio Socio-Politico della Parrocchia di S. Giacomo Ap. di Gaeta, nell’ambito delle iniziative promosse per l’affermazione della cultura della sostenibilità e della legalità, ha tenuto un incontro dibattito dal titolo “La privatizzazione dell’acqua tra sprechi, disservizi e fai da te”.
Attraverso la proiezione di una serie di slide contenenti dati documentati sulle portate, sui fabbisogni idrici e sulle perdite di rete, sulle previsioni del Piano Regolatore Generale delle Acque della regione Lazio, sui costi della crisi idrica subiti nell’estate 2017, il relatore, l’ing. Marcello Di Marco, ha illustrato la situazione attuale della rete, l’effetto distorsivo che alla stessa provocano i serbatoi privati e, unitamente agli intervenuti, ha sviluppato alcune considerazioni critiche sulle soluzioni messe in campo da Acqualatina per fronteggiare la situazione.
Il quadro emerso ha innanzitutto dimostrato la sufficienza delle due sorgenti a servizio del territorio (Mazzoccolo e Capodacqua) nel fornire acqua, anche in estate e con deficit di portata come quello del 2017, se le perdite di rete scendessero dal 67% al 35%. Ciò a dimostrazione che la crisi idrica sia addebitabile alle perdite e non al prevedibile calo estivo di portata delle sorgenti.
Le perdite, oltre a creare i conosciuti e pesanti disagi alle persone e danni alle attività, si ripercuotono pesantemente sulle tasche dei cittadini a causa della spesa occorrente all’inutile sollevamento, con delle pompe, di decine di milioni di metri di cubi d’acqua, che poi vanno persi nel sottosuolo.
Il relatore ha sottolineato come sia stato giusto stralciare i dissalatori dai piani di Acqualatina. Essi sarebbero costati 2 milioni di spesa non strutturale per soli 120 giorni di funzionamento e si sarebbero aggiunti al costo di circa 2,5 milioni già spesi per gli interventi tampone (autobotti, navi, pozzo Acerbara, potabilizzatore Panapesca) sperimentati quest’estate. Con soli 2 milioni di spesa strutturale, risanando e/o sostituendo le tubazioni, si otterrebbe un incremento di portata di 60 l/s e una riduzione dell’8% delle perdite.
Si è cercato poi di dimostrare poi come gli interventi previsti per il futuro da Acqualatina (nuovi pozzi e acquedotto di Cellole), giustificati dall’urgenza nel periodo estivo 2017, abbiano perso appeal. Gli stessi risultati sono raggiungibili con minori costi sostituendo le tubazioni e, soprattutto, non si creerebbe dipendenza da altri gestori (Acquacampania), attraverso dannose triangolazioni d’acqua.
Inequivocabile il messaggio emerso alla fine dall’incontro.
Acqualatina:
1. non è in grado di mettere in campo politiche volte al “risparmio e al rinnovo delle risorse per non pregiudicare il patrimonio idrico, la vivibilità dell’ambiente, …i processi geomorfologici e gli equilibri idrologici”, principi fondanti della legge Galli (art. 1);
2. ha dimostrato di non perseguire il bene comune ma solo gli equilibri dei propri bilanci;
3. ha reso le persone meno uguali di fronte alla crisi idrica, penalizzando le più deboli non in grado di sostenere i costi per l’installazione delle autoclavi.
Per il Laboratorio tutto ciò costituisce motivo più che valido per tornare alla gestione pubblica dell’acqua.
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