Tcp sta per “tariffa corrispettiva puntuale” e corrisponde al nome di una nuova tassa sui rifiuti che, di fatto, sostituisce la vecchia TARI.
A partire dal primo gennaio 2025, molti cittadini italiani dovranno dimenticare il nome TARI. La tassa sui rifiuti, istituita con la legge di Stabilità del 2014 in sostituzione di TIA, TARSU e TARES, è stata in questi anni molto criticata, perché ritenuta iniqua… Il sistema su cui si fonda il tributo per i rifiuti non tiene infatti conto della quantità effettiva di rifiuti prodotti da ciascun contribuente.
La tassa è, paradossalmente, dovuta da chiunque possiede o detiene un locale o un terreno suscettibile a produrre immondizia. Contano insomma quante persone abitano in una casa e quanto l’immobile sia grande, e non quanti rifiuti vengano realmente prodotti. La Tcp nasce proprio per opporsi a questa contraddizione di fondo. Al contrario della TARI, la nuova tassa cerca di basarsi sulla quantità effettiva di rifiuti indifferenziati prodotti.
Per questo, il presupposto fondamentale per il funzionamento della Tcp è la misurazione dei rifiuti. Gli utenti devono misurare e dichiarare la quantità di rifiuti indifferenziati che producono. E, di conseguenza, potranno affrontare un tributo più simile a una bolletta. Un dovuto calcolato in base alla produzione di immondizia. Inoltre, la Tcp premierà chi si rivelerà serio e abile nel separare correttamente plastica, carta, vetro e organico. L’obiettivo, in questo senso, è quello di incentivare la raccolta differenziata e, in generale, una gestione più sostenibile dei rifiuti.
Vantaggi della Tcp rispetto alla vecchia TARI
Con la Tcp si pensa di poter proporre all’utenza un tributo basato sull’equità. Inoltre, incentivando la raccolta differenziata e la riduzione complessiva dei rifiuti, i Comuni che adottano la nuova tassa sperano di poter avere un importante ritorno a livello ecologico.
La Tcp è stata già adottata da diversi Comuni italiani, tra cui Imola e Cesenatico. Quest’anno sarà sperimentata anche da Ravenna, Cervia e Granarolo dell’Emilia. Poi, nel 2026 la nuova tassa sarà applicata a Faenza. In pratica, l’idea dell’introduzione della tariffa corrispettiva virtuale è nata in Emilia Romagna già una decina di anni fa, ma solo oggi riusciamo a vederla applicata.
Le famiglie virtuose vedranno ridotte le loro bollette, risparmiando denaro grazie alla corretta gestione dei rifiuti. I Comuni, invece, puntano a migliorare i risultati della raccolta differenziata e a ridurre l’impatto ambientale dei rifiuti. Ciò è però possibile laddove è attiva la raccolta porta a porta o dove sono già stati installati bidoni speciali che si aprono e chiudono con l’uso di una scheda magnetica personale. Solo in questo modo infatti la quantità di rifiuti può essere definita con precisione.
Di base è proprio la quantità di indifferenziata gettata o le volte si è esposto il contenitore che la contiene per la raccolta va a determinare una nuova voce nella bolletta. Oltre alla quota variabile di base, si paga in base a quanto si supera il peso minimo stabilito.