Quella del Tirreno meridionale è una costa affascinante e degna di valorizzazione che molti ci invidiano. Tanto deve essere fatto, tanti sono gli episodi di speculazione da denunciare e combattere. Ma le popolazioni locali e chiunque abbia a cuore la salvaguardia del nostro patrimonio naturale, hanno tirato un sospiro di sollievo, ad esempio, quando l’area marina del Golfo di Gaeta, nel 2010, è stata dichiarata “area sensibile”, con l’ individuazione del bacino drenante corrispondente e con una ricaduta che interessa non solo il comune di Gaeta, ma anche quello di Formia e, per contingenza, i comuni di Itri, Spigno Saturnia e Minturno.
Ma, a cosa ha portato esattamente questo provvedimento così ottimisticamente altisonante? Ad una serie di misure e provvedimenti che sono vanificati dalla presenza, in quest’area, del pontile Petroli ENI, sito di attracco di petroliere e di stoccaggio di idrocarburi, servitù che da diversi decenni grava tristemente su quest’area. Chiunque sia dotato di buon senso, immaginerebbe una dismissione e riconversione del sito, visto che la concessione ENI è scaduta nel 2017 e che nel frattempo, appunto, è intervenuta la trasformazione dell’area in area sensibile. Non è affatto così, anzi apprendiamo, da voci più o meno ufficiali, che l’ENI ha chiesto una proroga decennale della concessione, nonché la possibilità di delocalizzare l’area, non di certo più lontana dalla costa, come tanti cittadini hanno chiesto negli anni scorsi, ed alcuni politici, almeno sulla carta, hanno sollecitato, ma di delocalizzare in modo che l’ENI possa ingrandire la struttura, passando dagli attuali 185 a 300 metri, portando il pontile dall’area portuale di Gaeta ai confini del Comune di Formia, nei pressi dell’arenile di Vindicio.
Il provvedimento graverebbe pesantemente sulla bellezza e quindi sulle attività turistiche in primis della spiaggia di Vindicio e, in seconda istanza, dell’intera area costiera, senza dimenticare le conseguenze ambientali che deriverebbero da questa scellerata decisione. Interessante è che il dibattito arrivi in un momento di vuoto politico e di transizione per le amministrazioni comunali interessate dal progetto e che finisca per inserirsi nella campagna elettorale attualmente in corso, confondendo così i piani della mera propaganda elettorale e dell’impegno sincero, giocando chiaramente a favore di una soluzione tutta favorevole all’ENI e dannosa per la popolazione locale.
E’ incredibile quanto queste concertazioni del colosso petrolifero con le autorità competenti non tengano minimamente conto della natura sensibile dell’area in questione né si svolgano alla luce del sole: ad oggi, la cittadinanza dei comuni interessati non è stata ufficialmente informata né sui tempi né sulla reale consistenza delle voci trapelate. Non ci interessa fare facile demagogia o entrare a gamba tesa nella campagna elettorale in corso. Vogliamo però chiarire che metteremo in campo delle iniziative per contrastare la violenza perpetrata ai danni del nostro territorio e che saremo altresì al fianco di tutti quanti lotteranno sinceramente, nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, per evitare quello che è, senza inutili giri di parole, uno scempio.
Aggiungiamo inoltre, in via generale, che è necessario rivedere tutta la gestione ambientale dell’area, deturpata non solo dal pontile petroli, con le conseguenze inquinanti della raffineria e del pet coke, ma anche dall’attività di itticoltura, dalla scellerata speculazione edilizia degli ultimi anni, dalla presenza delle due centrali nucleari, ormai spente, ma ancora incombenti sul territorio, di Foce Verde e della Foce del Garigliano, dalla presenza, nel porto di Gaeta, di navi NATO a propulsione nucleare. Insiste ancora, nel nostro territorio, uno dei più affascinanti della costa tirrenica, il concetto secondo il quale benessere deriva da industrializzazione e cementificazione selvagge, un concetto obsoleto, innaturale, che porta con sé un peso che graverà sulle generazioni future in termini di deturpazione del territorio e peggioramento delle condizioni di salute della popolazione. Riteniamo invece che il benessere e la prosperità derivino da una gestione ecostenibile del territorio, che ne preservi la bellezza e l’integrità, che favorisca le attività economiche rispettose dell’ambiente e che si rivolga seriamente alle fonti di energia rinnovabili.
Chiediamo la chiusura del pontile, in rispetto della scadenza della concessione avvenuta nel 2017 o, come extrema ratio, una sua delocalizzazione offshore, in vista di una sua prossima chiusura. Pretendiamo da chi amministrerà nei prossimi anni un programma strutturato e preciso per una riconversione ecologica dell’intero territorio.
Potere al Popolo – Sud Pontino
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