Inquirenti preoccupati: un giro da oltre seimila tonnellate di rifiuti: alcuni sarebbero pericolosissimi per l’ambiente: “Il rischio è forte”
Oltre settanta indagati, un giro di affari di centinaia di migliaia di euro, con oltre seimila tonnellate di rifiuti velenosi che sono stati trasportati e conservati in alcuni depositi abusivi presenti sul territorio pontino. L’indagine, portata avanti dai carabinieri del comando provinciale di Latina e che ha coinvolto anche i gruppi forestali di Roma, del capoluogo pontino, della polizia Locale di Roma Capitale e di quella Metropolitana, ha permesso di fare luce su una vicenda clamorosa.
I territori dell’agro pontino sono tornati prepotentemente sotto i riflettori. Gli inquirenti hanno parlato di “regni incontrastati di alcuni clan camorristici”, evidenziando come i tentacoli della piovra dell’ecomafia, si siano incuneati in modo sempre più evidente nel tessuto locale. Trasformando la zona in una regione molto attiva per gli interessi della malavita organizzata.
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Latina e le zone limitrofe, sono spesso risultate al centro delle indagini: a controllare il traffico di rifiuti sono alcune tra le famiglie più influenti dei clan camorristici. Rispetto a ciò che accadeva negli anni settanta e ottanta, quando gli interessi principali erano quelli legati alle attività legate alla droga, oggi gran parte dei profitti arrivano proprio dai ricavi illeciti del business dei rifiuti. Nello specifico, i controlli effettuati hanno coinvolto diverse società per un ammontare di oltre cinquecentoquaranta tonnellate di rifiuti speciali.
Considerati pericolosissimi: a preoccupare gli inquirenti è la presenza di batterie al piombo, che possono portare a danni all’ecosistema. Inoltre sarebbero stati ritrovati anche rifiuti ferrosi e metallici. I reati contestati, nell’inchiesta coordinata dai pm dell’antimafia, Luigia Spinelli e Carlo Villani, sono quelli di associazione organizzata per il traffico illecito di rifiuti, di gestione di rifiuti non autorizzata, di violazione degli obblighi di comunicazione, di tenuta dei registri obbligatori e dei formulari, e di riciclaggio. Gli inquirenti hanno spulciato i registri di alcune società, controllato i video delle telecamere di sicurezza e hanno trovato le prove che cercavano.
L’attività criminale consiste in un “sistematico conferimento di rifiuti speciali”, pericolosi e non pericolosi, come materiali ferrosi da costruzione e da demolizione, autoveicoli e batterie al piombo, “in violazione della normativa ambientale e in modo tale da non rendere tracciabili i conferimenti”. Le indagini si sono incentrate sulla società Rotfer Ecologica srl, che si trova a Borgo San Michele, di cui socio e amministratore di fatto è Gianni Altobelli, 57enne di Latina, fermato dagli inquirenti e finito agli arresti domiciliari. Con lui anche Carlo e Pasquale Obermaier, entrambi della provincia di Roma, e Mirel Baeram, di origine rumena.
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