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Le spiagge italiane rischiano il collasso, grido d’allarme dei balneari

Gli stabilimenti balneari rischiano di scomparire a causa delle aste pubbliche per le concessioni demaniali marittime, con le quali lo Stato potrebbe riprendersi “un bene”, la spiaggia, concessa “nuda e cruda” molti anni fa. Di qui alcune richieste che il Sindacato italiano balneari (Sib) pone all’indirizzo del governo.

In sintesi i balneari chiedono “una durata più lunga delle concessioni demaniali marittime, (minimo 30 anni), l’alienazione con diritto di opzione in favore dei concessionari delle porzioni di demanio marittimo, il riconoscimento del ‘valore commerciale’ dell’azienda balneare da trasformarsi in ristoro a favore del concessionario nel caso di cessione coattiva in favore di terzi; e infine, la modifica dei criteri di determinazione dei canoni demaniali marittimi che li renda ragionevoli, equi e sostenibili”. Oggi nella sede di Confcommercio se ne è parlato nel corso di un convegno intitolato “La certezza dell’impresa per il sistema balneare italiano” a cui hanno partecipato, tra gli altri, il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta e il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli.

“L’offerta dei servizi di spiaggia in Italia nasce da lontano, ma oggi rischia di non avere più un futuro” . E’ il grido d’allarme che ha lanciato Riccardo Borgo, presidente del Sib aderente a Fipe Confcommercio che associa circa 10.000 imprese balneari. “Questo sistema turistico balneare italiano, oggi, va difeso con forza – continua Borgo – perché i rinnovi delle concessioni demaniali esistenti con procedure di evidenza pubblica, (così come ci imporrebbe l’Europa), avrebbero come conseguenza la fine dell’attuale concezione di ‘fare impresa’, senza alcun beneficio per l’economia e soprattutto per il nostro turismo”.

“Siamo convinti che il Governo vorrà e saprà difendere i 30.000 stabilimenti italiani – conclude Borgo – dal momento che è ben consapevole delle possibili gravissime conseguenze alle quali andrebbe incontro il turismo italiano, soprattutto in tema di qualità dei servizi, immagine ed occupazione. Ma non c’è più tempo: gli imprenditori balneari sono già al lavoro perché tra poco più di un mese inizia la stagione turistica 2015 e molti, troppi, non conoscono ancora oggi quale sarà il proprio destino e quello delle loro famiglie”.

Dal canto suo Sangalli si è rivolto direttamente a Baretta affinché il governo dia “certezze ai nostri stabilimenti balneari, ci auguriamo che oggi, 4 marzo, sia la data giusta per costruire qualcosa di positivo”, ha detto facendo riferimento a un evento lontano, il 4 marzo del 1681, il Re d’Inghilterra assegnò all’ammiraglio William Penn un territorio sul quale fondò la colonia britannica della Pennsylvania “non chiediamo una concessione illimitata come quella – ha detto Sangalli – ma qualcosa di lungimirante per il nostro Paese”.

Baretta a margine del convegno, ha assicurato che il governo “sta contrattando con l’Europa, compatibilmente con la direttiva Bolkestein, “la condizione specifica dell’Italia” su questo tema inerente alle coste “stiamo insistendo perché ci sia un riconoscimento della specificità italiana” ha detto il sottosegretario. Anche il senatore Maurizio Gasparri, che ha partecipato ai lavori ha rivolto un appello a Baretta affinché possa riconvocare il tavolo con le forze politiche e di categoria per dare forza alla richiesta dell’Italia di prorogare le concessioni agli stabilimenti balneari e affinché “l’Europa riconosca la specificità italiana, e comprenda che le coste sono una risorsa economica per il paese”.

Fonte: Adnkronos

redazione

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