Il primo, quello del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il quale nel corso di una cerimonia pubblica ha asserito che la Giustizia deve sempre compiere il suo corso, quale necessità vitale per la democrazia del Paese.
L’ulteriore spunto di legalità deriva invece dal contenuto di una corrispondenza del Genio Civile della Regione Lazio del 15/04/2016 indirizzata al Comune di Gaeta ed altre Autorità locali anche di Polizia marittima.(Reg Lazio com 2016-04-15).
Ebbene quella richiesta lascia poco spazio alle interpretazioni poiché conferma i plurimi abusi edilizi compiuti sull’area demaniale ove sorge il lido “stabilimento Miliare”, così come in precedenza accertati dalla G. di F. di Formia e dalla Polizia Locale di Gaeta, chiedendo l’identificazione dei rappresentati legali della gestione dello stabilimento, quali responsabili pro-tempore degli illeciti.
Pian piano quindi si va diradando la cortina di nebbia volutamente creata sulla vicenda dagli autori di quegli abusi, peraltro con l’aggravante di essere Amministrazione Pubblica dello Stato, certamente per far cadere nel dimenticatoio la squallida vicenda, grazie anche all’assodante silenzio dell’Autorità marittima del posto preposta alla vigilanza su quell’area demaniale.
I riflettori sono dunque puntati sulla Capitaneria di Porto di Gaeta, la quale inspiegabilmente, benché più volte invocato dalla cittadinanza, continua a rimanere silente e defilata senza adottare quei provvedimenti che pur le competerebbero ai sensi del Codice della Navigazione e suo Regolamento di attuazione.
Dunque ora che il lavoro del Genio Civile della Regione Lazio aggiunge un altro tassello di verità sugli abusi compiuti all’interno del Lido “Stabilimento Militare” di Gaeta, la città attende di conoscere le valutazioni e decisioni del Dr. Luciano D’Emmanuele quale Capo della Procura della Repubblica di Cassino insediatosi dal settembre del 2015.
Infatti presso quella Procura pende il procedimento penale relativo proprio agli abusi edilizi dello Stabilimento balneare in argomento, che in quanto compiuti su area del demanio pubblico e simica, avrebbero dovuto meritare maggiore attenzione dal Sostituto Dott.ssa D’Orefice, non fosse altro per l’orientamento prevalente e preponderante della Corte di Cassazione a Sezione Unite penali che con sentenza del 20/03/2003 n. 12878 ha ritenuto la sussistenza del potere del magistrato inquirente di disporre sempre il sequestro preventivo di manufatti abusivi, ritenuto che i “reati ambientali” specie in zone vincolate configurano sempre “reati permanenti” fino alla cassazione dell’attività illecita anche se consumata.
La cittadinanza continuerà dunque a vigilare sugli sviluppi di quel procedimento, penale anche perché l’area attualmente non è gravata da alcuna cautela, provvedimenti che la stessa magistratura inquirente dovrebbe adottare anche ai fini della salvaguardia della clientela, trattandosi di arenile pubblico e con la stagione estiva ormai ai nastri di partenza, incolumità che attiene proprio alla massiva presenza in quella zona di opere abusive prive di licenze e collaudi degli Organi del Genio Civile o Soprintendenza come la legge viceversa impone.