“Come vicepresidente della Commissione Cultura della Regione Lazio non posso che accogliere con favore il parere negativo della Soprintendenza archeologica del Lazio e dell’Etruria Meridionale alla creazione di un impianto di compostaggio e digestione anaerobica finalizzato a produzione di biogas ed energia rinnovabile nella zona del fiume Garigliano a Minturno”
E’ l’opinione di Gaia Pernarella, consigliera regionale del Movimento 5 Stelle, all’indomani della risposta della Regione all’accesso agli atti avanzato qualche mese fa su precisa richiesta degli attivisti Minturno e da cui si evince la volontà da parte del Mibact di inserire la storica Minturnae e la via Appia antica tra i siti UNESCO, da cui attualmente la procedura per la realizzazione dell’impianto è ferma e rimessa alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, nonostante un ricorso al Tar della società proponente.
“Allo stesso tempo – aggiunge la Consigliera 5 Stelle -, come componente della decima commissione rifiuti della Regione e come ho già ribadito un mese fa per un analogo impianto a Latina Scalo, in assenza di una pianificazione della gestione dei rifiuti su base regionale, gli impianti a biometano, biogas e biomasse, non rappresentano la soluzione al problema dei rifiuti nel Lazio. Anzi, il surplus di impiantistica che si sta già realizzando rischia inevitabilmente di creare situazioni insostenibili”.
Proseguendo nello studio degli atti rilasciati dalla Regione, argomenta la Pernarella: “Nonostante i pareri favorevoli all’impianto non possiamo non annotare e fare nostri i rilievi della Soprintendenza che certifica come questa nuova struttura sia a poco più di duecento metri da un contesto storico – archeologico – naturale di enorme valore e che ho personalmente recentemente visitato: la città di Minturnae, la via Appia, il fiume Garigliano, l’antico ponte Borbonico. Un unicum, e cito la Soprintendenza, per cui non è possibile “consentire un ulteriore degrado”. Un’ultima considerazione, infine, va posta sull’impianto che sarebbe destinato, qualora realizzato, ad accogliere rifiuti o residui delle attività agroindustriali (industria olearia e caseifici) prodotti nel raggio di 70 chilometri per un totale di 30mila tonnellate di rifiuti organici l’anno: prevedendo ogni camion per il trasporto con una capienza tra le sette tonnellate e mezza e le tre e mezza, ci sarebbero almeno cinquemila camion l’anno in più sulle strade: troppi per un territorio già enormemente sotto stress e che, viceversa, avrebbe bisogno di una riduzione del traffico veicolare”.
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