Ancora una volta ordine di prosecuzione delle indagini da parte del G.I.P. del Tribunale di Roma.
I fatti risalgono all’aprile del 2011, precisamente nella prima mattinata del 4 aprile 2011 quando un giovane marinaio di Gaeta, imbarcato appena due giorni prima sulla nave commerciale Bottiglieri Challenger in navigazione nel golfo della Malacca nell’oceano Indiano, veniva trovato morto all’interno della sua cabina in circostanze da subito apparse strane anche alle autorità indiane intervenute.
Da allora, dopo lunghe indagini avviate dalla Procura di Roma, rese purtroppo difficili dalle distanze e dalle difficoltà derivanti dai diversi ordinamenti, alle quali hanno fatto seguito ben tre distinte richieste di archiviazione da parte del P.M. del Tribunale di Roma, solo grazie all’insistenza ed alla tenacia dei familiari della vittima, i quali continuano strenuamente a chiedere giustizia per la morte tutt’altro che naturale del loro figlio giovanissimo, in integrale accoglimento delle rispettive opposizioni alla chiusura del fascicolo, con altrettanti provvedimenti il G.I.P. ha rimesso gli atti al Requirente disponendo ogni volta prosieguo di indagini ed acquisizione di nuove fonti di prova.
E’ ciò che è accaduto anche con provvedimento ultimo del 5 gennaio 2024 da parte del G.I.P. del Tribunale di Roma, reso noto solo nella giornata di ieri, con il quale nuovamente, in accoglimento del battagliero atto di opposizione alla richiesta ultima di archiviazione depositato dalla difesa della famiglia Pittiglio, rappresentata dall’Avv. Vincenzo Macari, ha disposto meticolose ed accurate indagini, anche in ambito internazionale.
Entro un anno il P.M. dovrà dare risposta, anche all’esito dei rilievi effettuati a suo tempo dai RIS dell’arma dei Carabinieri che ispezionarono meticolosamente la cabina del giovane marinaio gaetano e raccolsero tutti i rilievi e le tracce degne di interesse investigativo ivi presenti, alle puntuali indicazione rese dal G.I.P. con il provvedimento del 5 gennaio 2024, nella certezza che uno tra i componenti filippini dell’equipaggio, eccetto il comandante ed il direttore di macchina italiani, si è reso protagonista del truce omicidio, e che ancora vaga libero da circa un decennio.
La famiglia non ha mai smesso di credere nella giustizia e spera che questa volta la morte violenta del proprio figlio trovi il reale colpevole.