Casa Editrice: Gruppo Albatros Il Filo
Collana: Nuove Voci – Strade
Genere: Narrativa contemporanea
Pagine: 324
Prezzo: 14,90 €
“Il desiderio di cadere” è il terzo romanzo dello scrittore e musicista ticinese Max Deste, dopo le opere “Show Surprise” e “Segui il tuo respiro”. Il protagonista del libro e voce narrante è Giacomo Daniele, Jack per gli amici; la sua storia è molto triste e drammatica ed è lui stesso a raccontarla in un flusso di coscienza che lascia spiazzati, per l’onestà con cui non nasconde nessun particolare e nessun sentimento. Jack, infatti, non si vergogna di lasciarsi andare e di mostrare la sua depressione: è ormai a un punto della sua vita in cui non ha più remore, tanto è il dolore che ha provato. Jack ha vissuto un’esperienza a dir poco traumatica: è precipitato per quasi una trentina di metri lungo una paurosa cascata mentre era in canoa con sua moglie Lea. Il lettore apprende dell’incidente del protagonista quando egli si rivolge a un guaritore per elaborare ciò che gli è accaduto: Pedro si occupa di terapie alternative dopo aver lasciato la pratica di psicoterapeuta; con Jack inizia un percorso psico magico in cui egli deve raccontare il suo trauma che poi verrà trascritto, riletto e infine bruciato per completare il processo di guarigione. Jack comincia le sedute e lentamente ripensa alla forza violenta dell’acqua, alla disperazione di aver perso di vista sua moglie, al dolore quando infine il suo corpo si arena in un’insenatura e lì rimane, impossibilitato a muoversi per via delle gravi fratture. Il protagonista ci narra poi delle assurde allucinazioni avute durante i sette giorni trascorsi senza che nessuno lo trovi: un topolino, a cui lui presta la voce, gli dà la forza di non arrendersi e lo sprona a muoversi utilizzando solo la forza delle braccia, gli unici arti che riesce a muovere, fino a raggiungere i soccorritori – «Mi avrebbero detto che mi ero spostato di circa un chilometro dal punto in cui mi ero probabilmente arenato dopo la caduta. Non riuscivano a spiegare come avessi fatto nel mio stato. La loro teoria fu che ci fosse stata una dissociazione tra mente e corpo, e che non sentendo il dolore riuscii in un qualche modo a muovermi, strisciando». Il trauma di Jack è il cuore dell’opera: egli ne è uscito dopo quindici mesi di ricovero mentre sua moglie versa in un coma irreversibile; allo stesso tempo si racconta del suo lento percorso di rinascita, avversato da un destino capriccioso e crudele, che sembra non voglia rendergli la vita facile.
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