All’alba del 5 maggio 2020 gli uomini della Compagnia della Guardia di Finanza di Formia bussarono alle rispettive porte di casa per notificare una ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari (emessa dal G.I.P. del Tribunale di Napoli Nord) con un’accusa pesantissima: associazione a delinquere finalizzata all’evasione fiscale per complessivi oltre 8 milioni di euro.
Nell’ambito dell’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Napoli Nord, furono disposte ben 5 misure cautelari – delle quali cui 2 agli arresti domiciliari e 3 con l’obbligo di dimora – nei confronti di altrettante persone, residenti tra Formia, S. Marcellino (CE), Carinaro (CE), Casoria (NA) e Minturno: l’ipotesi accusatoria contestava, oltre al reato associativo, la commissione di una nutrita serie di reati finanziari: utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, omessa dichiarazione, emissione di fatture per operazioni inesistenti, occultamento e distruzione di documenti contabili, frodi carosello, quali attività propedeutiche al successivo riciclaggio dei proventi illeciti generati..
L’indagine era iniziata nel 2018 ed aveva visto un notevole dispiego di forze nel corso delle investigazioni, svolte attraverso l’analisi dei flussi finanziari riconducibili agli indagati ed alle società a loro riferibili, le intercettazioni telefoniche ed i servizi di osservazione, robusta attività in esito alla quale la Procura arrivò ad ipotizzare che il sistema di frode era stato predisposto ed organizzato da un imprenditore di San Marcellino (poi assistito dagli avvocati Angelo Raucci e Vincenzo Sguera) coadiuvato da altro imprenditore di Formia (assistito dagli avvocati Vincenzo e Matteo Macari), oltre che da altri imprenditori e numerosi prestanome.
Sempre stando al prospetto accusatorio, la frode carosello risultava così strutturata: gli indagati acquistavano pneumatici all’estero (in Belgio ed Olanda) in regime di sospensione dell’IVA da società italiane asseritamente cartiere, e successivamente rivendevano i prodotti sul mercato nazionale con l’applicazione dell’IVA che, non venendo però versata a monte, sarebbe divenuta profitto illecito della colossale frode fiscale.
In tal modo, sempre stando al prospetto accusatorio, gli imprenditori coinvolti avrebbero realizzato un mancato introito per le casse erariali pari ad oltre 8 milioni di euro.
Ragione per la quale, nel corso dell’operazione sono stati altresì sottoposti a sequestro denaro, beni mobili e immobili, riconducibili a diverse società operanti nel settore del commercio di pneumatici, tra il basso Lazio e la Campania, per un ammontare complessivo pari alla predetta somma di denaro.
L’operazione, all’epoca dei fatti, fu eseguita nelle province di Latina, Caserta e Trapani.
In data odierna, dopo un dibattimento decisamente acceso, che non ha mancato di palesare ripetuti colpi di scena da ambo le parti, rassegnava le proprie conclusioni il Pubblico Ministero, chiedendo pene di anni 6 per l’imprenditore casertano ed anni 3 per l’imprenditore formiano, nonché pene da 1 a 2 anni e 6 mesi per gli altri sodali.
Seguivano le articolate discussioni del corposo collegio difensivo, composto dagli avvocati Angelo Raucci, Vincenzo Macari, Vincenzo Alesci, Lucia Pepe, Vincenzo Sguera e Matteo Macari, in esito alle quali, dopo oltre 6 ore di camera di consiglio, il Collegio B del Tribunale di Napoli Nord pronunciava sentenza di assoluzione per non aver commesso il fatto nei confronti di tutti gli imputati. Contestualmente, il Collegio disponeva il dissequestro di tutti i beni sottoposti a vincoli ablativi.
Adesso bisognerà attendere 90 giorni per conoscere le motivazioni della complessa decisione adottata dal Collegio Napoletano.
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