Non ci sono buone notizie per chi si ritrova a dover pagare l’assegno di mantenimento, ora sarà obbligatorio versarlo anche in una condizione in cui si era esenti.
Riuscire ad arrivare a un accordo per la separazione dal proprio coniuge non è mai semplice, a volte si decide di prendere strade diverse senza che entrambi abbiano la stessa opinione, per questo il momento può trasformarsi in un’occasione di rivalsa sull’altro.
C’è chi approfitta di questa situazione per mettere contro i figli all’altro genitore, atteggiamento che non può che rendere ancora più deleteria la situazione, ma anche chi vuole avere la meglio sul piano economico, puntando su un assegno di mantenimento il più possibile consistente.
In casi simili finisce per essere determinante l’intervento del giudice, che ha il compito di provare a rasserenare gli animi, ma soprattutto di non penalizzare una delle due parti in causa. L’importo, infatti, dovrebbe essere stabilito sulla base del reddito di chi dovrà versare la cifra, facendo in modo che non sia in grossa difficoltà economica a causa di questo. Ora, però, a differenza del passato aumentano gli obblighi, cosa di cui non tutti potrebbero essere informati.
Nuovi obblighi per l’assegno di mantenimento: cosa cambia
Le norme a volte possono cambiare, non sempre in modo positivo, come accade quando si ha la necessità di capire come muoversi in merito a una questione che interessa tutti e che è spesso fonte di accese discussioni, l’assegno di mantenimento che uno dei due coniugi deve garantire all’ex. A stabilirne l’entità è un giudice, in occasione della sentenza che porta poi al divorzio.
Una recente sentenza della Cassazione, destinata quindi a fare giurisprudenza, ha però modificato la situazione, introducendo una modifica che potrebbe trasformarsi in una batosta per alcuni. Come indicato nell’ordinanza n. 30179/2024, questo può essere garantito anche per i figli adulti, già maggiorenni, ma non ancora indipendenti sul piano economico. Si tratta quindi di una novità sostanziale, che potrebbe rivelarsi determinante soprattutto se un figlio dovesse perdere il lavoro e non sapesse come gestire la situazione.
Tutto nasce in seguito a un ricorso presentato da un padre presso il Tribunale di Milano, che aveva chiesto la revoca dell’assegno di mantenimento destinato alle sue figlie maggiorenni. Le due avevano deciso di trasferirsi nel capoluogo lombardo per frequentare l’università, ma avevano nel frattempo trovato un lavoro con contratto a tempo determinato per gravare meno sulla famiglia di origine (i genitori erano quindi separati).
Entrambe sostenevano di avere ancora la necessità di avere un aiuto economico da parte del genitore, non guadagnando una cifra sufficiente per non essere in difficoltà, mentre lui riteneva fosse ormai necessario che imparassero a essere autonome, anche a livello nella gestione del denaro.
La sentenza arrivata in primo grado aveva respinto la richiesta dell’uomo, stabilendo che lui fosse ancora obbligato al mantenimento. Lui, però, non si è arreso e ha presentato ricorso in appello, questa volta è arrivata però una decisione per lui favorevole.
A sorpresa è arrivato però l’ennesimo ricorso, questa volta presentato dalla madre delle ragazze, che si è presentata in Cassazione, sperando che gli Ermellini dessero ragione a lei. E così è avvenuto. La Suprema Corte ha messo in evidenza la necessità di valutare la condizione economica del figlio e il suo impegno nella ricerca di autonomia finanziaria.
Il giudice ha quindi la facoltà di prendere una decisione che può essere diversa a seconda dei casi. Si devono così considerare fattori come l’età dei figli, la loro situazione economica, l’impegno nella ricerca di lavoro e le competenze professionali acquisite dopo i 18 anni.