Abbiamo di nuovo un sindaco e un’amministrazione. Abbiamo già avviato i primi contatti e siamo vicini ad un primo incontro ufficiale. A Virginia Raggi illustreremo la nostra proposta di modifica del capitolato d’appalto per le mense scolastiche di Roma, che vale poco meno di un miliardo di euro”. Lo ha detto David Granieri, presidente della Coldiretti del Lazio, presentando lo studio sull’attuale sistema di refezione e sui correttivi da apportare per garantire agli studenti una ristorazione di qualità che “contempli ad esempio – ha ricordato Granieri – la somministrazione di prodotti coltivati e raccolti in un raggio di 100 chilometri dal Campidoglio e non più 300, come oggi, compromettendo la freschezza e la genuinità dei pasti”. Coldiretti fa pressing sul Comune anche perché l’appalto scade a giugno del 2017. “Abbiamo un anno di tempo – ha aggiunto Granieri – per promuovere quella rivoluzione culturale che auspichiamo per impostare su nuove basi, comunque rispettose della libera concorrenza e del mercato, l’organizzazione di un servizio collettivo di estrema delicatezza, vista la platea al quale si rivolge. Vogliamo, ad esempio, che ai nostri figli sia servita la mozzarella fatta nel Lazio col latte laziale, piuttosto che quella della grande distribuzione, come il pane dei nostri forni, o le verdure raccolte dai nostri campi”. Le mense scolastiche a chilometro zero sono funzionali sia al miglioramento della qualità dei pasti, sia al rilancio dell’economia agricola regionale. “Siamo pronti a concorrere per l’affidamento e la gestione del servizio sia nei grandi comuni che in quelli di appena 500 abitanti, dove comunque c’è sempre una mensa scolastica. Abbiamo già strutturato la nostra rete d’impresa che avrà la veste giuridica richiesta per avanzare la propria candidatura e che garantirà la territorialità della filiera, dagli approvvigionamenti al trasporto dei prodotti, dalla preparazione fino alla somministrazione dei pasti” ha concluso Granieri. Il progetto prevede anche l’intensificazione dei controlli e un percorso di educazione alimentare che valorizzi la tracciabilità come strumento di consapevolezza. Oggi – come ha ricordato Francesco Tamburella del centro studi Codacons, citando un recente sondaggio – il 56% delle famiglie romane non è soddisfatta della qualità della refezione scolastica. E più del 40% della frutta e verdura servita ai bambini a scuola finisce nei rifiuti.