Fiducia ai minimi termini: “Se non saranno introdotte subito nuove regole di tutela, saremo costretti a indire lo sciopero dell’acquisto dei prodotti finanziari”.
La pazienza è finita. All’indomani dell’assemblea degli 88 mila azionisti di Veneto banca di sabato scorso le Associazioni Confconsumatori-Acp e Associazione Serenissima chiedono l’emanazione immediata di una legge che fissi almeno tre regole non più rimandabili:
• sanzioni penali e risarcitorie chiare, rapide ed effettive per i manager e i “controllori” che contribuiscono a questi crack;
• introduzione nel prospetto informativo una distinzione chiara e semplicissima fra titoli rischiosi e titoli che lo sono meno (ad es. una scala da 1 a 10, oppure un semaforo con i suoi tre colori);
• divieto di vendita alle persone inidonee di titoli rischiosi e promozione di corsi di educazione finanziaria per la formazione dei risparmiatori.
Se non si provvederà a introdurre queste minime regole di civiltà economica, la Confconsumatori proporrà uno sciopero del risparmio, uno sciopero dall’acquisto dei prodotti finanziari proposti indiscriminatamente agli sportelli come accade oggi. La fiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni è scesa oltre il limite, che si credeva insormontabile, raggiunto dopo il crack Parmalat per colpa esclusiva dei comportamenti di chi ha venduto azioni e altri prodotti inidonei ai piccoli risparmiatori. È un fatto gravissimo che mette a rischio la coesione sociale.
NON SPECULATORI MA PERSONE COMUNI – Gli azionisti di una Banca non quotata in Borsa non possono in nessun modo esser considerati speculatori. Infatti, si trattava di titoli illiquidi, cioè titoli che, per loro natura, non possono essere venduti facilmente, ma solo se e quando si trova un acquirente. Nessuno speculatore compra questo genere di titoli ma compra, invece, azioni quotate in Borsa, con valori che oscillano e che possono essere vendute e ricomprate anche in poche ore. Qui siamo dinanzi a persone comuni, che cercavano solo un porto sicuro per i propri risparmi, oppure credevano nella solidità della banca del loro territorio, per i numeri di bilancio che erano loro comunicati. O, ancora, si tratta di persone cui sono state vendute azioni unitamente alla concessione di prestiti, con una prassi che subordina l’erogazione del credito all’acquisto di azioni. Dalle numerose segnalazioni giunte alle nostre sedi emerge che la frase ricorrente usata per rassicurare i correntisti in sede di vendita era: “Figurati se può fallire la Banca”.
TUTELA IN SEDE CIVILE E PENALE – La Confconsumatori, ha spiegato come, dagli stessi documenti forniti in occasione dell’assemblea di sabato dal nuovo management agli azionisti, si comprende come sia possibile proporre una causa civile contro la banca che ha venduto le azioni. Occorre chiedere l’invalidità dei contratti stipulati, per una serie di gravi violazioni di legge del Testo Unico Bancario e del Testo Unico dell’Intermediazione Finanziaria. In particolare, occorre chiedere la nullità del contratto di acquisto per violazione di norme imperative, come ad es. false comunicazioni sociali ex art. 2621 c.c., ovvero per pratiche commerciali scorrette e abuso di posizione dominante. In secondo luogo, sarà possibile chiedere al Tribunale civile l’annullabilità del contratto per errore, indotto su elementi essenziali del contratto. Infatti, non essendo Veneto Banca quotata in Borsa, il prezzo di vendita delle azioni della Banca veniva annualmente fissato dal Consiglio di Amministrazione, sulla base di parametri che essi solo potevano conoscere. Chi ha comprato, lo ha fatto sulla base esclusiva dei dati di bilancio che venivano pubblicizzati. Oggi, dopo quello che è successo, appare che tali dati (ad es. quelli sulle sofferenze, sui valori degli avviamenti, ecc.) molto probabilmente non erano corretti e questo legittima una domanda di annullabilità per errore incolpevole di chi ha comprato azioni, facendo affidamento su ciò che gli veniva comunicato. In ogni caso, su una vicenda complessa come questa, sarà indispensabile esaminare ogni caso singolarmente, perché possono esserci differenze importanti da valorizzare davanti al Tribunale (si pensi ad es. a chi ha sottoscritto tutti i documenti richiesti per legge e chi invece no, oppure a chi ha comprato in concomitanza di un prestito erogato dalla banca, chi compra abitualmente titoli a rischio e chi no, ecc.).
La Confconsumatori presenterà un esposto dettagliato sulle condotte, che si sono conosciute grazie alle varie denunce che stanno giungendo all’Associazione dai tanti risparmiatori. Consigliamo ai singoli azionisti di proporre un esposto penale per chiedere l’accertamento di eventuali reati e la conseguente punizione dei vari soggetti responsabili di tali eventi truffaldini (ad es. per la falsificazione dei dati di bilancio). Se il processo penale prenderà corpo, ci si potrà costituire parte civile per chiedere il risarcimento dei danni agli imputati. Gli esposti di tanti azionisti che ritengano di esser stati vittime di condotte scorrette, sono importanti anche per rafforzare e dare ancora più peso all’azione di indagine dei Pubblici Ministeri.”
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