#Minturno, sciolto il consiglio comunale. Il bilancio di Stefanelli

È FINITA!
Intorno alle ore 16 del 9 settembre il Messo comunale mi ha notificato il decreto di scioglimento del Consiglio comunale, con la nomina del Commissario Prefettizio chiamato a guidare l’Ente fino alle prossime elezioni.
Oggi metto quindi la parole “fine” sulla mia prima esperienza da Consigliere Comunale.
Tempo di bilanci, e tempo di verità.
Innanzitutto è stata un’esperienza davvero formativa, perché mi ha consentito di conoscere da vicino la macchina amministrativa del
comune di Minturno, il personale, e i tanto chiacchierati ‘usi e costumi’, stratificatisi negli anni per diventare ‘consuetudini’
(spesso cattive).
Sono stati tre anni in cui ho svolto il mio mandato con piena libertà.
A costo di confermare, o anche alimentare, la mia nomea di antipatico, ostico, pedante, arrogante, ho sempre detto quello che pensavo, senza paura di creare inimicizie, senza timore di “pestare i piedi” a qualcuno.
A viso aperto e senza demagogia, non mi sono mai sottratto al confronto con i colleghi di maggioranza, indicando possibili soluzioni, segnalando opportunità e percorsi amministrativi attuabili.
Raramente questo confronto ha portato frutti, a causa della sistematica e ossessiva chiusura da parte dell’Amministrazione.
Altre volte invece sono stato io a chiudere, ed è stato soprattutto quando, più volte, mi è stato proposto di “entrare” in maggioranza e
magari provare a “guidare” politicamente i miei colleghi più giovani.
Ho sempre rifiutato, nettamente.
Ma al di là della mia esperienza in Consiglio, è tempo anche di valutare questo triennio per la nostra comunità.
Il bilancio mi appare fortemente negativo: nessun passo in avanti, diversi indietro.
Un territorio sempre più fuori da ogni controllo e ogni regola, dove ognuno si sente in diritto di alzarsi una mattina e costruire un chiosco dove gli pare, o di appropriarsi di uno spazio per farne un parcheggio abusivo. Tutto in un silenzio assordante dell’opinione pubblica e dei partiti tradizionalmente legalitari. Già! Quelli che parlano sempre dopo, senza mai fare NOMI E COGNOMI. Loro, i migliori alleati del potere che da decenni imperversa in questo territorio.
Un territorio dove i servizi pubblici sono gestiti dal Comune con un livello qualitativo da anni 70, con una macchina amministrativa ancora totalmente scollegata dal mondo esterno e impenetrabile a qualsivoglia innovazione “moderna” a favore di cittadini ed imprese.
A puro titolo di esempio, mentre altrove si ottimizzano costi e risultati, da noi la raccolta dei rifiuti costa oggi circa 1/3 in più di 3 anni fa, ed è sempre nello stesso, “puzzolente” stato.
E qui sale un gusto amaro, un misto di sgomento e rabbia. Perché lo sapevamo… era tutto chiaro già nel 2012.
Sapevamo che non poteva e non doveva essere la nostalgia il sentimento più giusto per guidare il nostro paese nel futuro. Avevamo detto che era necessario cambiare: cambiare forse gli uomini, ma sicuramente la mentalità.
Avete, abbiamo invece scelto il condottiero “esperto” e rassicurante, forse pensando che con lui sarebbero ritornati i bei tempi andati
dell’economia e del turismo, le casse comunali piene, magari gli anni 80 con la Lira, i paninari e i Righeira.
E oggi che anche Paolo Graziano ha fatto un passo indietro… l’uomo che è stato per decenni il miglior conoscitore dei nostri compaesani, il miglior interprete del carattere e dei desideri del minturnese ‘medio’, che lezione ne tiriamo fuori?
Io, nel mio piccolo, resto ancora più convinto di ciò che mi appariva ed appare semplice ed evidente: abbiamo bisogno di un CAMBIAMENTO COLLETTIVO.
Dobbiamo cambiare come collettività… partendo dal VOLER BENE al nostro paese, e non voler bene soltanto a noi stessi e i nostri interessi.
Se questa lezione, la lezione di questo triennio, sarà recepita davvero, allora potremo guardare al futuro con una discreta speranza.
In caso contrario potremo serenamente e immutatamente continuare a lamentarci.
Lamentarci dell’amministrazione, delle tasse, dei disservizi, dell’afa e delle piogge, dei vicini di casa e dei turisti, al bar e su facebook…
Insomma, potremo scegliere di continuare ad essere i cittadini che siamo sempre stati.
Gerardo Stefanelli
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