Il Coordinatore Provinciale del Movimento “Sovranità-Prima gli Italiani”, Marco Moccia, denuncia tramite immagini e video, la condizione dei rifugiati stanziati presso alcuni appartamenti nella zona di Scauri alta. “Questa sera dichiara Moccia, mentre guidavo in direzione Formia, sono stato sorpreso da alcune persone di colore, all’incirca tre/ quattro, che rovistavano nei cassonetti alla ricerca di abiti ed utensili. Dopo avermi visto questi ragazzi sono scappati nelle loro abitazioni poco distanti dai cassonetti. Sono rimasto assai allibito dalla scena, in quanto proprio pochi giorni fa il Commissario Strati aveva parlato di altri immigrati da accogliere. A questo punto mi chiedo a cosa serve far arrivare altri pseudo rifugiati, se poi questi saranno costretti a frugare nei cassonetti? Mi auguro che non sia questo il concetto di accoglienza del Dott. Strati, così come spero non sia questo il concetto di accoglienza delle cooperative che lavorano con gli immigrati percependo finanziamenti corposi. Sono veramente sconcertato, prosegue Moccia, ai tanti cittadini minturnesi che ho portato al Comune sono state date solo porte in faccia e risposte negative, ma mi rendo conto che a parte operazioni di facciata, nemmeno questi rifugiati ricevono un trattamento migliore. Chiedo pertanto al Commissario di fare luce su questa penosa vicenda, soprattutto considerando la denuncia fatta dalla cooperativa uscita sconfitta nel bando contro il Gus di Macerata. Concludendo ribadisco la mia ferma contrarietà a questa finta accoglienza, che sfrutta la disperazione di giovani ragazzi provenienti da paesi non in guerra, col solo fine di arricchirsi alle spalle di essi grazie ai lauti compensi provenienti dall’Unione Europea. Auspico invece un immediato censimento dei cittadini stranieri presenti sul territorio minturnese ed un umano rimpatrio di questi ragazzi promuovendo rapporti di collaborazione con i loro Stati al fine di inviare risorse economiche e materiali nei loro Stati d’appartenenza e creare finalmente un equo sviluppo anche nel cosiddetto terzo mondo.”