A 40 anni dalla morte, Visioni Corte Film Festival – in programma dal 6 al 10 ottobre a Minturno (LT) – dedica la 4^ edizione a Pier Paolo Pasolini con un matinee speciale dal titolo “Visioni Pasoliniane”, tenutosi questa mattina presso l’Aula Magna del Liceo Scientifico “Leon Battista Alberti” di Marina di Minturno. La mattinata rientra nelle iniziative promosse a livello nazionale dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo concedendo anche il logo ufficiale a Visioni Corte Film Festival.
Tanta l’adesione ad un evento di alto profilo culturale, al quale hanno partecipato gli studenti delle classi quinte del liceo e tanti cittadini interessati.
Ospiti d’eccezione l’Avv. Stefano Maccioni, legale della famiglia Pasolini che ha fatto riaprire il caso sulla morte dell’autore, e la criminologa Immacolata Giuliani. L’incontro, moderato dal giornalista Giuseppe Mallozzi, presidente dell’Associazione Culturale “Il Sogno di Ulisse” organizzatrice dell’evento, è stato introdotto dal direttore artistico di Visioni Corte Film Festival Gisella Calabrese. E’ intervenuto anche il commissario prefettizio Bruno Strati per salutare i presenti, facendo i complimenti per l’iniziativa.
L’Avv. Maccioni ha illustrato tutte le incongruenze su un omicidio che ancora oggi ha dei punti oscuri. Il 2 Novembre del 1975 veniva ritrovato da una donna, presso l’Idroscalo di Ostia, il corpo senza vita di Pier Paolo Pasolini all’età di 53 anni. L’avvocato Stefano Maccioni, che assiste il cugino di Pier Paolo Pasolini, Guido Mazzon, si sta battendo, con l’aiuto della criminologa Immacolata Giuliani, affinché una Commissione d’inchiesta si occupi dell’omicidio.
“Lo scorso 25 Maggio – ha spiegato alla folta platea – è stato archiviato il procedimento che era stato riaperto nel 2009 sull’omicidio Pasolini. Successivamente abbiamo sollecitato la riapertura, perché dalle indagini sono emersi elementi che devono essere chiariti, partendo dal fatto che sembra che all’Idroscalo di Ostia vi fossero più persone”.
“Con le sue denunce – ha sottolineato Maccioni – Pasolini dimostra di essere in anticipo sulla Storia che, poi, purtroppo gli darà ragione. Ma lui non lo saprà mai perché la notte tra il 1° e 2 novembre 1975 viene barbaramente ucciso su una squallida spiaggia di Ostia, nella periferia romana.
Omicidio strano, pieno di punti oscuri. Un corpo martoriato da colpi contundenti e un assassino che non è sporco di sangue. Un Pasolini atletico che non riesce a difendersi dal suo esile killer. Un plantare destro ed una maglia verde trovate nella sua auto che non appartengono né a lui né al suo omicida. Più tracce di pneumatici sul luogo del delitto. Testimoni non ascoltati. Un delitto menzogna dato in pasto ad un Paese ampiamente bigotto e ad una classe dirigente pronta a svendere la propria dignità ‘a fin di bene’. Un’esecuzione efferata impunita. Tutto viene chiuso velocemente. Per chi semina bombe nelle piazze, sui treni e copre esecutori e mandanti, il gioco è fin troppo facile. Un’altra “operazione” da manuale. La fine di colui che sa viene spacciata come una morte squallida, quasi una storia da bar.
Nel Paese della verità postuma, trentaquattro anni dopo, però, iniziano ad emergere alcuni pezzi di un puzzle intuito da molti. Pier Paolo Pasolini non è stato ucciso da un ragazzino di borgata, ma da più persone. Che lo hanno trascinato fuori dall’auto, bloccato e massacrato di botte. Un agguato, un’esecuzione.
Nel 2009 presentiamo un’istanza di riapertura delle indagini. L’esame del Dna sui reperti del delitto conferma la presenza di altre persone. Non solo. Raccogliamo elementi su molti dei protagonisti di quella vicenda. Come quelli sui legami criminali di uno dei testimoni degli ultimi istanti di vita di Pasolini, legato alla Banda della Magliana. Prove nuove, importanti, ma il Tribunale di Roma decide di riaprire le indagini per poi archiviarle il 27 maggio 2015. Perché era gay, ieri. Perché è passato troppo tempo, oggi. Ma non è vero. Gli elementi per scoprire la verità sulla barbara esecuzione di uno dei più grandi intellettuali del ‘900 ci sono. Nero su bianco. Con nomi e cognomi. Con nuove prove acquisite con le attuali metodologie. E’ necessario compiere solo una semplice azione: continuare ad indagare. Ciò che non è mai stato fatto in relazione al movente dell’omicidio”.
“L’aspetto principale – ha concluso l’Avv. Maccioni – che è emerso dalle indagini, è che l’omicidio Pasolini sembra essere collegato al delitto di Enrico Mattei ed a quello di Mauro De Mauro. L’istanza per ottenere una Commissione d’inchiesta è stata raccolta dalla deputata Serena Pellegrino, che è stata sostenuta da una settantina di colleghi – di diversi partiti politici – i quali hanno apposto anche la loro firma”.
Di qui la richiesta di proseguire le indagini sull’omicidio, che sarà presentata prima agli Affari Costituzionali, poi al Parlamento. Nel frattempo, l’Avv. Maccioni ha avviato una petizione, “Il Parlamento indaghi sull’omicidio Pasolini” indirizzata al Presidente del Senato Pietro Grasso, al Presidente della Camera dei Deputati Laura Boldrini e al Parlamento Italiano. Nello specifico, viene richiesta l’approvazione della legge n. 3150 entro la fine del 2015, che consentirebbe l’istituzione di una Commissione parlamentare d’inchiesta sull’omicidio Pasolini.
L’intervento della criminologa Immacolata Giuliani si è soffermato sui tanti “cold case” italiani, i casi irrisolti di cui, purtroppo, la storia italiana è piena. L’incontro si è concluso con la proiezione del mediometraggio “La Ricotta” interpretato da Orson Welles.
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