di Chiara Scarpellino
Ieri sera la Chiesa della Madonna del Carmine di Formia ha fatto da palcoscenico a “Naufragai in terra con il mare dentro”, spettacolo scritto da Salvatore Nappa, scrittore, poeta e sceneggiatore contemporaneo, con la collaborazione di Maurizio Stammati.
Gli interpreti del musical sono stati i reali protagonisti delle storie narrate: i giovani ghanesi e nigeriani del Centro Fernandes di Castel Volturno, testimoni oculari dei recenti episodi di cronaca che vedono coinvolti milioni di naufraghi che abbandonano la propria terra in cerca di un futuro migliore è molto spesso, purtropp, della morte.
“I nostri sogni sono illusioni annegate in un oceano senz’acqua, dall’altra parte stazionano sulle scogliere e talvolta dentro a buste di cellofan vengono rinviate ai mittenti”.
La trama dello spettacolo narra proprio le storie di coloro che si lasciano tutto alle spalle per cercare un domani migliore, anche a costo della propria vita.
I racconti sono stati accompagnati dal Nigerian Chorus, che ha suscitato grande commozione tra il pubblico, in particolare per l’assolo di una delle soliste che con una magnifica voce ha intonato a cappella il brano “ Amazing Grace “ (meravigliosa grazia) riscuotendo una moltitudine di applausi.
La rappresentazione teatrale e musicale è stata un vero capolavoro di testi, versi e canzoni, intrecciati con le lingue native e con le emozioni, per cantare di un doloroso viaggio e della speranza di ritornare un giorno nell’amata terra nativa.
“Insegnare la gioia della vita, la gioia della libertà di accogliere il fratello con tutti i suoi bagagli compreso il bagaglio più ingombrante della carta d’identità che talvolta ci fa paura”.
L’intento, ben riuscito, dell’autore era di far riflettere sull’integrazione e l’accoglienza dei meno fortunati, cercando di costruire ponti e non muri.
“Il mare non è un muro ma un ponte che ti insegna a “riapprezzare” la qualità e il senso della vita”– ha dichiarato Salvatore Nappa.
Interessanti anche le dichiarazioni di un membro del Nigerian Chorus, brevemente intervistato prima dell’inizio dello spettacolo, sulla sua visione dell’immigrazione: “Bisogna aprire la mente affinché le distanze non ci chiudano in noi stessi. Io vengo dall’ Africa dove nessuno nasce libero e nemmeno uguale. Gli animali sono più liberi ed uguali di noi”.
Lo spettacolo si è concluso con il canto intitolato “ Jesus Christ you are my life”, che ha coinvolto ed emozionato tutto il pubblico presente.
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