Una misura del Governo ha suscitato moltissime preoccupazioni: l’esecutivo cancella l’assegno di disoccupazione per alcuni lavoratori.
A partire dal primo gennaio 2025, un’indennità di disoccupazione percepibile (sotto forma di assegno mensile) dai lavoratori che hanno perso l’impiego sarà eliminata. Ciò secondo il disegno della nuova legge di bilancio. Lo stop ha già alimentato numerosissime proteste, e non solo da parte di coloro che dovranno rinunciare al sostegno economico da parte dello Stato.
L’assegno di disoccupazione nel nostro Paese si esplica con la nuova assicurazione sociale per l’impiego, meglio nota come NASpI: un contributo economico mensile elargito ai lavoratori dipendenti che hanno perso involontariamente il lavoro. Il requisito fondamentale è dunque la disoccupazione involontaria: il lavoratore deve essere stato licenziato o deve aver perso l’impiego per cause estranee alla propria volontà.
C’è anche bisogno di un tot di contributi: tredici settimane di contributi INPS negli ultimi quarantotto mesi. Inoltre è necessario che il richiedente abbia lavorato almeno trenta giorni nell’ultimo anno. Rispettando tutti questi requisiti, il disoccupato ottiene la NASpI per un numero di settimane pari alla metà delle settimane contributive presenti negli ultimi quattro anni. L’assegno è pari al 75% della retribuzione media mensile imponibile sempre degli ultimi quattro anni. Dopo tre mesi, l’importo dell’indennità comincia a scendere del 3%, decurtandosi di mese in mese.
I lavoratori italiani che perderanno l’assegno di disoccupazione
Ci però alcuni lavoratori italiani che a gennaio non avranno più diritto alla NASpI: per loro l’assegno di disoccupazione è stato da un giorno all’altro cassato. Di conseguenza, dovranno dire addio al supporto che sembrava spettare loro per diritto. Questi lavoratori sono i cosiddetti “impatriati“, ovvero persone che hanno trasferito la loro residenza fiscale in Italia dopo aver lavorato all’estero.
Tale regime attivo dal 1975, e riconosciuto a partire dal 2024 con una detassazione del 50% dei redditi di lavoro dipendente e autonomo per i primi cinque anni, non prevederà più la tutela della disoccupazione. Così, in pratica, gli impatriati che tornano in Italia dopo aver perso il lavoro all’estero non potranno più accedere alla speciale indennità di disoccupazione, simile alla NASpI, che era loro garantita. L’assegno di disoccupazione per gli impatriati valeva per massimo di centottanta giorni ed era molto sfruttato.
Il Governo ha voluto però sopprimerlo? Perché? L’esecutivo ha ritenuto opportuno contrastare alcuni abusi riscontrati nel sistema. Secondo alcune rilevazioni, molti lavoratori italiani, in particolare gli stagionali, rientrano nel nostro Paese dall’estero con il solo scopo di ottenere il sussidio di disoccupazione…
La novità potrebbe però influire sulle decisioni di chi desidera rientrare in Italia dopo aver lavorato all’estero. Come accennato, il Governo ha deciso per questa soppressione per razionalizzare le risorse destinate alle indennità di disoccupazione classica. L’obiettivo è riservare tutta la disponibilità ai lavoratori con un legame più stabile con il mercato del lavoro italiano. Ma ci sono comunque parecchie perplessità.