‘No alla Terra dei Fuochi’, da Gaeta il messaggio di Padre Patriciello e Nadia Toffa

IMG_9207-0.JPG“Noi vogliamo vivere”, non un inno alla vita ma una richiesta ad un diritto primario ed inviolabile, è il messaggio lanciato ieri da don Maurizio Patriciello, parroco di Caivano (NA) e da tempo, ormai, il simbolo della lotta alle ecomafie che hanno dato vita alla Terra dei Fuochi e autore dei libri “Vangelo dalla Terra dei Fuochi” e “Non aspettiamo l’Apocalisse“, intervenuto ieri sera all’ultimo appuntamento della rassegna gaetana “Libri sulla Cresta dell’Onda” .

“I geologi -continua Padre Mauriziocredono che il picco massimo di inquinamento ci sarà nel 2060, per questo motivo dico ‘non aspettiamo l’Apocalisse’, ma agiamo adesso per preservare il futuro dei nostri figli“. Parole che fanno riflettere su quanto e quale tipologia di materiale tossico sia stato smaltito illegalmente in Campania.

Protagonista della rassegna anche la giornalista Nadia Toffa, autrice del libro “Quando il gioco si fa duro” e inviata de “Le Iene“, che ha raccontato quanto sia difficile individuare i rifiuti dati alle fiamme di notte in aperta campagna, forte dell’esperienza fatta sul campo come inviata che le ha permesso di toccare con mano le modalità con cui i malviventi agiscono. L’attenzione mediatica creatasi ha fatto sì che molti fuochi vengano, adesso, appiccati di notte in località impervie, o addirittura, che si stiano spostando più a sud, in Basilicata e Calabria.
Un vero e proprio ‘triangolo della morte’ -è denominato così il territorio compreso tra Acerra, Nola e Marigliano– avvelenato dagli scarti industriali aziendali provenienti dalle aziende del Nord e talvolta dall’estero, pieno di rifiuti dati alle fiamme o sotterrati qualche metro sotto terra da gente senza scrupoli che adula solo il dio denaro a discapito della natura e della salute della collettività.

Una serata di forte spessore culturale e umano che ha toccato le coscienze dei tantissimi presenti all’ultimo appuntamento di “Libri sulla Cresta dell’Onda”, lasciando il retrogusto amaro di quanto, negli ultimi 30 anni, è stato fatto alla nostra terra.

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