E’ stata una presa di posizione convinta e soprattutto unanime, quella assunta ieri mattina, dall’Assemblea generale del Consorzio per lo Sviluppo Industriale del Sud Pontino, nei confronti della creazione di un “superconsorzio”, o meglio di un Consorzio unico che vada ad inglobare gli attuali cinque esistenti nel Lazio, così come ipotizzato dal Presidente della giunta regionale, Nicola Zingaretti e deliberato dalla sua risicata maggioranza. Tutti i Sindaci o i loro delegati ed i rappresentanti degli Enti, soci del Cosind e che ne compongono, appunto, l’Assemblea generale, si sono dichiarati unanimemente contrari a tale ipotesi e, nel contempo, pronti ad intraprendere tutte le azioni idonee a contrastare la scellerata decisione di un Consorzio unico regionale, sia come singoli amministratori, che dando mandato al Presidente ed al C.d.A. consortile di procedere contro la delibera della Regione Lazio, nel momento stesso in cui verrà pubblicata.
La decisione dell’Assemblea del Consorzio per lo Sviluppo Industriale del Sud Pontino si allinea, ovviamente, con analoghe prese di posizione degli altri Enti regionali, come ad esempio il Consorzio del Lazio Meridionale di Cassino, nonché con le dichiarazioni di molti Sindaci del comprensorio ed innanzitutto, del primo cittadino di Gaeta, Cosmo Mitrano, il quale ha già sottolineato come “la fusione dei Consorzi industriali del Lazio in un unico superconsorzio regionale farebbe aumentare ancor più la distanza fra il centro decisionale romano ed il nostro territorio, penalizzando ancor più l’economia del sud pontino e le aziende che operano, con fatica, nel comprensorio consortile. Oltretutto, l’accorpamento voluto dal presidente Zingaretti, ha concluso Mitrano, oltre ad essere totalmente irragionevole, presenta fondati motivi di illegittimità e sarà certamente impugnabile presso i superiori organi costituzionali”.
Molti gli aspetti evidenziati dai componenti l’Assemblea del Cosind, pratici, ma soprattutto giuridici, che sconsigliano, o addirittura, non lasciano prospettare una reale applicazione della delibera regionale. Innanzitutto, c’è da considerare che la Regione non ha poteri di amministrazione, o gestione diretta sui Consorzi, non potendoli né istituire, né tantomeno sciogliere, ma può soltanto esercitare un’attività di controllo e di promozione, a loro sostegno.
C’è poi l’aspetto economico, nel senso che la Regione Lazio non può “mettere le mani” nel bilancio consortile, mentre la delibera di accorpamento prevederebbe che a pagare il supercommissario unico – uomo di fiducia di Zingaretti – siano gli stessi Consorzi, con uno stipendio pari all’80% di quello del presidente della Regione. Un vero e proprio esproprio politico-economico, dunque, ai danni di quegli Enti che, negli anni, hanno portato avanti una oculata gestione delle proprie risorse. “E’ una vera porcheria, ha esclamato il sindaco di Monte San Biagio, Federico Carnevale, mentre i delegati presenti di Itri e di Gaeta, Di Biase e Leccese, hanno espresso preoccupazione sul futuro di tutte le iniziative poste in essere da parte del Consorzio del Sud Pontino: che fine faranno la littorina Formia-Gaeta, l’estensione della fibra ottica alle aree industriali dei vari Comuni, la riqualificazione dei siti e delle aziende dismesse, il sostegno all’economia del mare, con i progetti di promozione internazionale e la valorizzazione della nostra cantieristica, proprio in un momento in cui si cerca di superare la crisi degli ultimi anni?
Su un ultimo aspetto i soci dell’Assemblea e gli amministratori presenti sono stati unanimemente d’accordo, come fatto rimarcare dal rappresentante di Minturno, Bembo: “Qui non è questione di partiti, o di governi in cui riconoscersi; indipendentemente dalla diversa appartenenza politica, abbiamo tutti il dovere di difendere il nostro territorio e lo sviluppo delle popolazioni locali”.
Il vero obiettivo del presidente Zingaretti, infatti, non è quello di favorire la semplificazione amministrativa, o di contenere la spesa pubblica, ma di centralizzare la gestione di un settore cardine del Lazio, affidandone la guida ad un suo uomo di fiducia, per accrescere il proprio “peso politico” nella corsa alla segreteria del partito.
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