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La testimonianza di questa coppia insegna come non ci siano scuse per non scegliere l’adozione. La loro storia è fatta di infiniti problemi burocratici, rifiuti, dinieghi, perfino volontarie estromissioni, eppure .. oggi sono una famiglia Io e Giorgio, mio marito, dopo tre anni di matrimonio, decidemmo di accogliere nella nostra vita un bimbo. Io già masticavo la parola adozione perchè collaboravo con un istituto di suore per adozioni a distanza anche se è un altro mondo.Insomma nel 2006 presentammo disponibilità al tribunale. Dopo tanta attesa, due anni solo per iniziare l’iter.Per farla breve non ci diedero l’idoneità, ma noi andammo in corte d’appello e ottenemmo l’idoneità con tante scuse e apprezzamenti dal CTU e dalla corte.Intanto, noi frequentavamo corsi sull’adozione e famiglie che avevano adottato. Dopo aver conosciuto tanti enti decidemmo per il Brasile, paese da noi sempre desiderato. Passò qualche mese e l’ente ci propose un bambino particolare, un bambino con un vissuto vivace, un bambino che amava “le altezze”….un bambino che aveva bisogno subito di una famiglia. Noi vedemmo una fotocopia della sua foto e ci innamorammo del nostro Rhuan. Però ci avevano informato che era molto vivace, iperattivo, e che stava soffrendo molto. Mi ricordo che io dissi a mio marito, che era lui nostro figlio me lo sentivo. Fino ad all’ora ne avevamo passate tante e quindi potevamo anche affrontare questo bambino terribile. Ma Rhuan era terribile perchè oltre alla sua vivacità , l’anno prima era stato adottato da una famiglia italiana, di Latina, insieme ai suoi fratelli: lui di 8, la sorella di5, e il piccolo di2. I tre fratellini stavano in un istituto a Campinas da tre anni circa. Ma la famiglia di Latina, dopo due settimane di convivenza decise di lasciare Rhuan in Brasile e continuare la loro famiglia solo con i due più piccoli. Come era Rhuan?Rhuan aveva quasi 9 anni, ma era molto piccolo vestiva 5, 6 anni. Uno scricciolo, sempre in movimento, si arrampicava sempre sugli alberi e sui cancelli specialmente quando si arrabbiava. Questo scricciolo ci ha messo alla prova, all’inizio ci ha sempre chiamato mai e pai, mamma e papà, ma non ci ascoltava, scappava, non conosceva regole….Insomma tra arrabbiature, paure, rimproveri, sedute di psicoterapia, sorrisi e momenti lieti il nostro soggiorno di 60 giorni in Brasile terminò e Rhuan venne in Italia , come nostro figlio.Che emozione! In Italia , a Genzano, Rhuan iniziò a tranquilizzarsi, un pochino, era stato preparato molto bene anche per rivedere i suoi fratelli. Li contattammo tre mesi dopo il nostro arrivo e da quel giorno i tre si vedono quando è possibile. Siamo una famiglia allargata!!Alessia Maria Di Biase

redazione

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