Roma – ‘Sapienza Career Days – Scienze della salute’: è il titolo dell’evento ospitato oggi nella Città Universitaria che ha coinvolto aziende, enti e istituzioni, che presso i desk allestiti hanno incontrato studenti, laureandi e i laureati di farmacia e medicina, medicina e odontoiatria e medicina e psicologia.
Nel ricco programma della prima edizione dei ‘Sapienza Career Days – Scienze della salute‘ hanno trovato spazio una sessione plenaria, inaugurata dai saluti istituzionali della rettrice Antonella Polimeni e sessioni parallele dedicate alle professioni, nel corso delle quali esponenti degli Ordini professionali, referenti istituzionali, professionisti e manager aziendali hanno delineati i quadri di riferimento dei rispettivi ambiti professionali.
Alla sessione dedicata alle professioni sanitarie ha preso parte l’Ordine dei Fisioterapisti (OFI) del Lazio. “Grazie per l’invito in questa Università così prestigiosa, una delle più grandi e importanti d’Europa- ha esordito la presidente Annamaria Servadio- un ateneo che ha una visione sempre più avanti rispetto alla inevitabile evoluzione delle professioni sanitarie e che supporta tale evoluzione”.
“Da poco- ha proseguito- i fisioterapisti hanno assunto a pieno titolo la responsabilità di guidare e sviluppare la professione insieme alla Federazione nazionale, che ha il compito più importante e l’impegno politico di rappresentarla nei Tavoli istituzionali e ministeriali”.
“Oggi- ha tenuto a ricordare Servadio- rappresento l‘Ordine dei Fisioterapisti del Lazio, il più grande d’Italia. Anche noi fisioterapisti abbiamo iniziato a sviluppare i nostri percorsi di carriera: in tutto il territorio nazionale possiamo contare circa 50 dirigenti e il Lazio è la regione che può vantarne il numero maggiore. Possiamo dunque dire di aver recuperato quel gap di distanza dalla professione infermieristica, alla quale va riconosciuto di aver trainato le professioni sanitarie in Italia in alcuni momenti storici soprattutto quello legato alle riforme del decennio 1992/2001″.
Nell’aula ‘Cesare Gerin’ dell’edificio di Medicina Legale dell’ateneo capitolino, la numero uno di OFI Lazio ha poi evidenziato che “in questo momento, nonostante ci inseriamo nei percorsi di ricerca, possiamo fare affidamento su un numero davvero esiguo di ordinari, professori associati e ricercatori, nonostante i curricula scientifici dei nostri Fisioterapisti e nonostante la produzione dei colleghi sia di alto livello”.
Annamaria Servadio ha però sottolineato che “tutte le professioni sanitarie stanno vivendo un momento di profonda trasformazione che riguarda il proprio ambito professionale, soprattutto se consideriamo che veniamo da oltre 25 anni da una riforma universitaria che non è più sufficiente a garantire professionisti che sappiano rispondere ai nuovi bisogni di salute della collettività, perché non più aderente all’evoluzione del contesto demografico, epidemiologico e anche rispetto all’evoluzione che hanno avuto, nostro malgrado, i modelli organizzativi del Servizio sanitario nazionale”.
Secondo la presidente di OFI Lazio “la pandemia ha segnato una fortissima linea di demarcazione: se è vero che già era in atto un percorso di evoluzione, è altrettanto vero che la pandemia ci ha portato dall’altra parte e, purtroppo, oggi non posso che constatare che siamo indietro, soprattutto nei percorsi formativi, sul fronte della digitalizzazione”.
“E oggi- ha precisato rivolta ai numerosi giovani presenti in aula- sappiamo quanto sia importante produrre percorsi formativi allineati”.
La presidente dell’Ordine dei Fisioterapisti del Lazio ha inoltre ribadito che “viviamo i nostri laureati come i nativi della digitalizzazione, ma questo non significa essere capaci di utilizzare strumenti tecnologici idonei per gestire tematiche quali prevenzione, cura, diagnosi e riabilitazione nell’esercizio dell’attività professionale”.
“Ecco dunque- ha continuato- che gli Ordini dovrebbero supportare soprattutto le istituzioni universitarie e gli altri enti, in una sorta di patto a più livelli, per dare una nuova spinta alla formazione dei professionisti del nostro Servizio sanitario nazionale. Ma, d’altro canto, è necessario essere subito pronti sul fronte della formazione dell’adulto, che sappia colmare il divario rispetto all’implementazione e trasformazione di questi percorsi formativi adattandoli e garantendo un livello adeguato di competenze nel digitale. E questo anche per differenziare le professioni sanitarie da tutti quei percorsi che ormai si sono incanalati nell’ambito biomedico”.
Annamaria Servadio ha infine lanciato un appello ai rappresentanti degli Ordini presenti all’evento e all’Università La Sapienza per “lavorare insieme a nuovi modelli che includano necessariamente lo sviluppo delle competenze verso il digitale, colmando la formazione dell’adulto e riformando l’intero quadro formativo delle professioni sanitarie e – ha concluso – avendo il coraggio di affermare tutti che è necessaria una diversa articolazione che tenga realmente conto delle specificità delle professioni sanitarie delle loro competenze, necessarie per raggiungere quegli standard di cura e che mancano al nostro Sistema sanitario”.
Durante l’incontro con gli studenti sono inoltre intervenuti il Presidente dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche (Opi) di Roma e consigliere del comitato centrale della Federazione Nazionale Ordini professioni Infermieristiche (Fnopi), Maurizio Zega, la Vicepresidente dell’Ordine della Professione Ostetrica di Roma e Provincia (Oporp), Patrizia Proietti, il Presidente dell’Ordine dei Tecnici Sanitari di Radiologia Medica e delle Professioni Sanitarie Tecniche, della Riabilitazione e Prevenzione di Roma (TSRM e PSTRP della Capitale), Andrea Lenza, e il Direttore Scientifico del Centro di Eccellenza per la Cultura e la Ricerca Infermieristica (Cecri), Gennaro Rocco.
Nella parte finale della sessione dedicata alle professioni sanitarie e all’offerta formativa post lauream hanno portato il proprio contributo Azzurra Massimi, ricercatrice tdB Med/45, facoltà di Farmacia e Medicina, Marco di Muzio, ricercatore tdB Med/45, facoltà di Medicina e Psicologia e Giovanni Galeoto, ricercatore tdA Med/48, facoltà di Medicina e Odontoiatria.
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