Dopo un tira e molla istituzionale, e un percorso durato quasi due anni, le oliere non scompariranno dalle tavole dei ristoranti europei dal 1 gennaio 2014. Eppure i Paesi produttori sembravano avercela fatta. A mettersi di traverso sono state l’Inghilterra e l’Olanda che hanno dato il via a una campagna stampa per cui il Commissario europeo Dacian Cioloş, dopo una sola settimana dall’annuncio del provvedimento, ha fatto retromarcia perchè “evidentemente i consumatori non lo vogliono”.
Evidentemente la lobby dei ristoratori nel Nord Europa è più forte e potente che non in Italia, visto che dai locali pubblici della penisola le oliere dovrebbero essere scomparse da tempo, in virtù di una legge del 2006 che le proibisce, con l’intento di tutelare avventori e produttori.
La levata di scudi della ristorazione del Nord Europa è giustificata da un’abitudine ormai radicata, ovvero servire una ciotolina con l’olio per intingerci il pane prima di servire il pasto. Uno stuzzichino. Resta però ignota la qualità dell’olio aggiunto nella ciotolina, così come la provenienza e ogni altra informazione. Anzi non è raro che si tratti di una miscela di oli di semi con extra vergine, quest’ultimo destinato solo a dare un po’ di colore e profumo all’intingolo. In alcuni casi l’intingolo può avere una nota di rancido perchè le oliere rabboccate di continuo con olio nuovo che si mischia a quello precedente già alterato e il tutto assume un sapore alterato molto in fretta.
Presentare a tavola una bottiglia dà sicuramente molte più garanzie di genuinità, qualità e provenienza rispetto all’olio anonimo della scodellina. Tra l’altro questa abitudine poteva continuare, servendo a fianco della ciotolina, una bottiglia d’olio da cui l’avventore poteva servirsi.
Secondo il primo ministro olandese Mark Rutte, l’approvazione del provvedimento sarebbe stata contro l’ambiente, per lo spreco di vetro dovuto all’obbligo di usare bottiglie con tappo anti-rabbocco come previste dall’originario regolamento comunitario. Il vetro peròè uno dei pochi materiali interamente riciclabili e i paesi del Nord Europa, secondo le statistiche, sono all’avanguardia proprio nella raccolta differenziata e nel riciclo.
Le accuse mosse all’Unione europea si sono arricchite di ulteriori elementi. L’accusa di un eventuale aumento dei costi per i ristoratori in seguito all’obbligo di usare un tappo anti-rabbocco per le bottiglie d’olio è abbastanza debole , visto che l’aggravio ammonta a pochi centesimi di euro e difficilmente si sarebbero registrate grandi ripercussioni sul prezzo finale. Lo stop alle oliere avrebbe però provocato un aumento dei costi per i controlli. Un punto su cui si è infervorato soprattutto il premier inglese David Cameron. Non tutto il governo britannico, però, la pensa come il primo ministro. Il Defra, l’equivalente del nostro Ministero delle politiche agricole, secondo quanto riportato da The Daily Telegraph, aveva accolto favorevolmente l’iniziativa comunitaria, dicendosi disponibile ad attivare i controlli.
Secondo le organizzazioni dei principali paesi produttori di extra vergine, il varo del provvedimento avrebbe dato impulso all’export, che solo per l’Italia vale 450 milioni di euro all’anno. La prova è il Portogallo, in cui la legge sul tappo anti-rabbocco, unitamente al divieto delle oliere al ristorante, ha dato ottimi risultati.
Al contrario di quanto riportato da alcuni ristoratori inglesi, secondo i quali l’iniziativa comunitaria avrebbe favorito solo la grande industria olearia, “la misura era di fondamentale importanza per i paesi produttori e per assicurare un prodotto di buona qualità per i consumatori” secondo il Copa-Cogeca ovvero il coordinamento europeo del mondo produttivo agricolo.
La retromarcia su oliere edel tappo anti-rabbocco è prima di tutto una sconfitta del sud Europa, dove si concentra la produzione di olio d’oliva, contro il Nord Europa.
fonte: www.ilfattoalimentare.it