Enrico Amelio, l’imprenditore originario di Mugnano e residente a Gaeta, cadde vittima in un agguato a Quarto, in provincia di Napoli, il 10 ottobre 2006.
L’uomo stava andando a trovare un parente quando, ad un tratto, fu colpito da quattro colpi d’arma da fuoco, tre alla gamba destra e uno sul gluteo destro. Doveva essere una ‘lezione’ che, invece, si trasformò in un omicidio, in quanto uno dei colpi recise l’arteria femorale dell’imprenditore, provocandone la morte per dissanguamento ed il conseguente arresto cardiocircolatorio.
Fu gambizzato per dare un segnale ad un parente che aveva osato intromettersi in un affare in cui era interessato un capoclan della zona.
Amelio era residente a Gaeta dal 2003. Piccolo imprenditore edile, non era gravato da alcun precedente di polizia nè annoverava frequentazioni con soggetti pregiudicati; conosciuto e ben voluto da tutti quale serio professionista, generoso e uomo onesto dedito alla famiglia, all’epoca della sua morte aveva moglie e due figlie di 16 e 7 anni.
Oggi la corte D’assise d’Appello di Napoli ha condannato all’ergastolo Giuseppe Polverino, Salvatore Licciardi, Salvatore Simioli, Salvatore Cammarota e Claudio De Biase, tutti imputati nel processo.
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